domenica, aprile 01, 2012

Parla il cugino Benedetto: "Vi racconto chi era Paolo Giaccone"

Benedetto Giaccone
di BENEDETTO GIACCONE
Una delle passioni che mio cugino Paolo Giaccone condivise con il suo pianoforte fu Frèderic Chopin. Immagino che, come ogni appassionato di musica, coltivasse il sogno di esibirsi sul proscenio di un teatro a serpeggiare le dita sopra una tastiera di pianoforte. Grazie all'Amministrazione Comunale il suo sogno si sta avverando. Un sogno che non lo porterà, però, a suonare  una Polacca o un Notturno. Eleggerà, invece, questo Teatro a sua dimora, abitandola come "genius loci"  per chiunque voglia ascoltare quello che ci ha voluto trasmettere: la sua profonda onestà e il rifiuto per ogni intimidazione.
Spero tanto che l'intestazione del Teatro Comunale di Bisacquino a Paolo Giaccone non sia una cerimonia svuotata di ogni significato, perchè lui, un significato al suo sacrificio, lo volle dare. Non si va incontro alla morte senza la consapevolezza che la sua intransigente onestà sarebbe stata per sempre un bellissimo esempio per chi detesta l'illegalità di questi "bravacci di cartone" - come qualcuno, molto arrabbiato, li ha chiamati. L'esempio lui l'ha dato. A noi non resta che raccoglierlo con amore e deporlo con rispetto nel taschino della giacca, vicino al cuore, e sfiorarlo quando, inevitabilmente, ci imbattiamo nei miserabili ricatti di coloro che, credendo che tutto abbia un prezzo, sono convinti di poterci comprare.
Vorrei citare tre frasi. La prima è una commovente frase scritta da mia cugina Milly e, se lei me lo permette, la vorrei riportare:

"Spesso mi chiedo come sarebbe adesso mio padre, all'età di 83 anni: li avrebbe compiuti fra qualche giorno, il 21 Marzo....Lo immagino con i capelli e la barba tutti bianchi e quel magico sorriso che lo caratterizzava .... Con gli acciacchi della vecchiaia, forse bisognoso di cure, ma sicuramente con tutto quel vissuto che gli è stato negato 30 anni fa.... Invece io ho un papà rimasto giovane, fra qualche mese mio coetaneo: ad Agosto compirò gli anni che aveva lui quando ci lasciò. Abbiamo una rivincita a canasta in sospeso, e tanti sogni rimasti nel cuore. Però ci unisce  l'orgoglio di quello che era, di quello che ha lasciato alla società e la felicità di portare il suo cognome. La forza di tutti i figli dei martiri della mafia è questa: l'impagabile orgoglio di essere i loro figli".
La seconda frase è di quel grande giudice che costituì e organizzò il pool antimafia: Antonino Caponnetto:
"Godetevi la vita, innamoratevi, siate felici. Ma diventate partigiani di questa nuova resistenza, la resistenza dei valori, la resistenza degli ideali. Non abbiate mai paura di pensare, di denunciare, e di agire da uomini liberi e consapevoli."
La terza è una frase che lo stesso Caponnetto pronunciò quando, in via D'Amelio, la vita del giudice Borsellino esplose insieme alla bomba mafiosa. Ed esplose anche la frase che Caponnetto disse alla vista del massacro che si presentò ai suoi occhi: "E' finito tutto, è finito tutto". La mia speranza è di non doverle mai ripetere queste raggelanti parole di sfiducia e di sogno disatteso. E quando in qualcuno di noi si manifesterà lo sconforto perchè vorranno farci credere che non siamo uomini liberi, accarezziamo il taschino della nostra giacca dove abbiamo riposto i valori in cui Paolo Giaccone credeva: l'onestà e l'intransigenza nel perseguire i suoi ideali e l'esempio che lui ha consegnato alle nuove disorientate generazioni. A queste nuove generazioni l'onere di rinnovare la memoria di tutti i morti per mano mafiosa con un rifiuto, con un salvifico "NO!" a tutto ciò che è illegale. Che Paolo Giaccone viva nel ricordo di tutti noi insieme a quei tanti che hanno condiviso il suo destino di martire  perchè migliori. Sono i migliori, infatti, che bisogna far tacere. Gaetano Costa, Rosario Livatino, Beppe Alfano, Francesca Morvillo, Placido Rizzotto, Paolo Giaccone, Graziella Campagna, Rita Atria che disse che prima di combattere la mafia dobbiamo fare tutti un esame di coscienza perchè la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci. Solo per queste parole meriterebbe l'intestazione della strada. E poi ancora: Falcone e Borsellino, diventati l'emblema della lotta alla mafia, e Mauro De Mauro e Pietro Scaglione e Giuseppe Russo e Peppino Impastato e Pio La Torre. E che dire della strage di Portella della ginestra e della strage di Ciaculli? So che farò un torto a molti ma, a ricordarli tutti, domani, purtroppo, ci ritroveremmo ancora seduti in questo Teatro. A noi non resta che consolarci pensando che tutti loro si fanno buona compagnia e, se mai ce ne fosse bisogno, è certo che in Paradiso la legalità sarebbe sempre garantita. Anche perchè i mafiosi, da morti - e, per la verità, anche da vivi - preferiscono battere altri sentieri. Quelli infernali. 
Bisacquino, 31 marzo 2012

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