La balcanizzazione del centrosinistra palermitano non è un incidente di percorso. È stato messo nel conto come ipotesi da perseguire nel caso in cui non si consegua l’obiettivo principale: strappare al Pd siciliano il comando delle operazioni. Una necessità non più derogabile, dal momento che sono risultati infruttuosi tutti i tentativi di scardinare l’alleanza fra il gruppo dirigente Pd – Cracolici, Lumia, Lupo – e il Terzo polo, che ha costituito la pietra angolare del sostegno al governo regionale.
Le amministrative sono il terzo tempo dell’attacco al patto “regionale”: prima il confronto negli organismi decisionali (direzione, Assemblea regionale, gruppo parlamentare), i referendum spontanei nelle enclave dei leaders del dissenso, la raccolta di firme per la richiesta di una consultazione degli iscritti sul sostegno al governo. Queste fasi della guerra senza quartiere scatenata dal dissenso interno al Pd sono state accompagnate da un costante fuoco di sbarramento dell’Idv di Leoluca Orlando verso i democratici, invitati a scegliere fra l’alleanza di centrosinistra e il sostegno al governo regionale. Gli ultimatum di Orlando si sono alternati con quelli di Enzo Bianco che da Roma e Catania ha lanciato le sue accuse di “inciucio” verso il gruppo dirigente Pd. Fuoco incrociato e fuoco di sbarramento: una tattica “a tenaglia” che avrebbe dovuto indebolire e delegittimare il patto di Palazzo d’Orleans e indurre alla resa sia la maggioranza del partito quanto quella del gruppo parlamentare.Poiché l’obiettivo non è stato raggiunto, è stata usata la carta della candidatura di Rita Borsellino. Subita dall’Idv di Leoluca Orlando, è diventata strada facendo lo strumento più efficace per completare l’assedio, l’ariete imbattibile e definitivo. Rita Borsellino, infatti, ha preteso che la sua candidatura fosse accompagnata da una netta e irreversibile chiusura al Terzo Polo, che avrebbe comportato una marcia indietro su tutta la linea del Pd siciliano e prevedibili contraccolpi in campo terzopolista. Rita Borsellino, infatti, ha subito usato parole durissime verso l’Udc e l’Mpa, “responsabili di complicità nello sfascio di Palermo”, senza tenere in alcun conto il fatto che l’Udc avesse subito la scissione cuffariana, e che l’Mpa avesse condiviso per 23 giorni nel quinquennio l’amministrazione locale (tanta è durata la presenza dell’assessore Mpa in giunta). La chiusura al Terzo Polo, che peraltro aveva manifestato una entusiastica accoglienza alla candidatura, avrebbe dovuto creare il contraccolpo definitivo con la rottura fra Pd e Terzo Polo, ma non è andata così, perché nel Terzo Polo è prevalsa la consapevolezza che l’enclave palermitana, terremotata da Orlando, non avrebbe lasciato il segno sugli equilibri regionali. Il segretario regionale del Pd, Lupo, ha creduto, a questo punto, che per mettere da parte Orlando si potesse usare Rita Borsellino come grimaldello. Ed in effetti, Rita ha messo fuori gioco Orlando, solo che Orlando ha patteggiato il passo indietro (seppur temporaneo) con il ticket Borsellino-Giambrone (sindaco e vice-sindaco), in modo da potere rimanere nella partita affidando alla candidata il compito di rappresentare entrambi. Sembrava che il dissenso avesse vinto la partita e che il gruppo dirigente, disunito e costretto alle difensive, si fosse arreso, ma non è andata così. Aggirando l’ostacolo, Rita Borsellino, i sostenitori delle larghe intese hanno sposato la causa di Fabrizio Ferrandelli, candidato del polo civico, sponsorizzato da padre Gianni Notari e dal cabarettista Gianni Nanfa: 39 movimenti, una vita nel volontariato, un’esperienza amministrativa al vertice del gruppo consiliare dell’Idv a Palermo. La scelta ha spiazzato tutti e alle primarie ha avuto ragione del candidato “imbattibile”, Rita Borsellino. Invece che ammainare bandiera, la controffensiva: primarie inquinate, brogli, interventi esterni al voto, il ritorno in campo di Leoluca Orlando. Il vincitore non sarà sostenuto dall’Idv, Rita Borsellino resta l’unica candidata possibile. Ammesso che fosse accettata una soluzione simile, quali risultati avrebbe sul terreno elettorale? Sarebbe un boomerang. I sostenitori di Ferrandellli, da Rosario Crocetta a Sonia Alfano, avvertono: “Provocherebbe una rivolta”. Tutto previsto per tempo: la tempesta perfetta, le condizioni ideali per riconsegnare Palermo a chi l’ha governata finora. L’avversario, del resto, non è mai stato dall’altra parte della barricata. Anche un bambino avrebbe dovuto capirlo.
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