La conferenza stampa in Questura |
Dopo 64 anni, alla vigilia delle celebrazioni dell'anniversario della scomparsa, l'attribuzione dello scheletro e' un dato accertato dalla polizia scientifica palermitana che ha svolto un sofisticato e delicato lavoro. I resti recuperati nella ''ciacca'', come si dice nelle contrade corleonesi, un crepaccio del monte boscoso che era riserva di caccia di Ferdinando IV di Borbone, erano insieme a finimenti forse di un mulo, al morso dell'animale, una cintura e una moneta da 10 lire. Altre ossa, appartenenti a tre uomini, vennero trovate nel '49 dal giovane capitano dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, nel crepaccio. I familiari riconobbero la calotta cranica con un ciuffo di capelli, gli scarponi, la cordicella per tenere le calze come appartenenti a Placido. I resti vennero ''misteriosamente'' smarriti nei magazzini della Giustizia palermitana. Per assegnare le ossa recuperate nel 2008 ci voleva la prova scientifica. Ed e' stato possibile ottenerla dopo che nel marzo 2010 il procuratore di Termini Imerese, Alfredo Morvillo, ha ordinato la riesumazione del cadavere di Carmelo Rizzotto, padre di Placido, per effettuare la comparazione del dna. Il profilo genetico dei resti ossei di Carmelo sono compatibili con quelli del figlio per il 76 %. E' certezza quasi assoluta. ''I finimenti ritrovati - ha spiegato il medico legale della polizia Antonella Cacia - ci hanno confermato inoltre il fatto che il cadavere di Rizzotto fosse stato portato su un cavallo fino alla foiba e poi gettato nel baratro''. ''Siamo riusciti a stabilire il luogo preciso - ha spiegato Filippo Cali', dirigente del commissariato di Corleone - attraverso le indicazioni fornite da anziani del paese che ci hanno condotto a quello che viene chiamato 'il cimitero dei corleonesi''.
Nella tomba di Carmelo Rizzotto c'erano anche i resti della sua seconda moglie. Il primo passo degli esperti della scientifica e' stato distinguere le ossa con profilo femminile da quelle maschili. Poi sono state utilizzate tecniche di genetica forense all'avanguardia per la comparazione dei due profili di Dna. Placido aveva cinque sorelle e un fratello. Solo una e' viva: Giuseppina, 80 anni, che e' felice, dopo un'intera vita di attesa, del raggiungimento della verita'. E ci sono i 22 nipoti e i tanti pronipoti (sparsi tra Italia, Germania e Inghilterra), dell'uomo che sfido' gli sgherri del medico-boss mafioso Michele Navarra pronti per andare a onorare la tomba che presto sara' realizzata nel cimitero corleonese dove, dicono i segretari dell Cgil di Palermo e Corleone, Maurizio Cala' e Dino Paternostro, ''i cittadini democratici potranno finalmente portare un fiore e versare una lacrima''. ''Il ritrovamento dei frammenti ossei di Rizzotto nella foiba di Rocca Busambra conferma - dicono - il valore delle indagini condotte nel 1949 dal capitano dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, che aveva arrestato alcuni killer, ottenendo la piena confessione del delitto, poi ritrattata al processo''. Per il sequestro e l'omicidio di Rizzotto vennero processati e assolti per insufficienza di prove Luciano Liggio, Paquale Crsicione e Vincenzo Collura. Un bambino Giuseppe Letizia, 13 anni, assistette a quel delitto atroce e rimase schoccato. Mori' dopo un'iniezione che doveva servire a guarirlo nell'ospedale corleonese di cui era direttore sanitario il mafioso Navarra. Placido perse la madre quando era bambino e vide il padre arrestato per associazione per delinquere. Lascio' la scuola per aiutare la famiglia a campare. A 26 anni parti' per il fronte. ''Si fece segretario della camera del lavoro di Corleone - racconto' il padre morto nel '69 - si faceva rispettare era benvoluto da tutti. Solo da quelle canaglie che si erano arricchite con la guerra non era benvoluto...''. Ora il sindacalista-partigiano e' tornato. Qualcuno chiede funerali di Stato. La sorella Giuseppina vuole solo andare a piangere su quei resti cui la scienza nel 2012 ha dato finalmente il nome: Placido Rizzotto, di Carmelo e Giovanna Moschitta. (ANSA)
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