L'ex ministro Nicola Mancino |
di SALVO PALAZZOLO
Ministro contro ministro. Sembra a una svolta l'inchiesta dei pm di Palermo sui misteri della trattativa fra mafia e Stato, nell'estate 1992. L'ex titolare della Giustizia, Claudio Martelli, ha chiamato in causa l'ex ministro dell'Interno, Nicola Mancino: "Mi lamentai con lui del comportamento del Ros", ha messo a verbale. "Mi sembrò singolare che i carabinieri volessero fare affidamento su Vito Ciancimino". Martelli afferma senza mezzi termini di aver chiesto conto e ragione a Mancino dei colloqui riservati fra gli ufficiali del Ros e l'ex sindaco mafioso di Palermo. Mancino nega: dice con forza di non avere mai parlato del Ros e di Ciancimino con Claudio Martelli.
I due politici sono stati messi a confronto dai magistrati di Palermo: è emerso un faccia a faccia drammatico, che adesso i pm Nino Di Matteo e Antonio Ingroia hanno depositato al processo di Palermo che vede imputato il generale Mario Mori, il protagonista di quei colloqui riservati con Ciancimino, di aver favorito la latitanza del capomafia Bernardo Provenzano.
Ecco, cosa si sono detti Martelli e Mancino davanti al procuratore Francesco Messineo e ai sostituti Nino Di Matteo, Paolo Guido e Lia Sava. Era il pomeriggio dell'11 aprile 2011, negli uffici della Dia di Roma.
Martelli: Mi lamentai del comportamento del Ros in quanto ritenevo la loro iniziativa arbitraria, in considerazione del fatto che era stata istituita la Dia. Preciso che non parlai di trattativa con Mancino, perché io stesso non ne sapevo nulla
Mancino:
Ecco, cosa si sono detti Martelli e Mancino davanti al procuratore Francesco Messineo e ai sostituti Nino Di Matteo, Paolo Guido e Lia Sava. Era il pomeriggio dell'11 aprile 2011, negli uffici della Dia di Roma.
Martelli: Mi lamentai del comportamento del Ros in quanto ritenevo la loro iniziativa arbitraria, in considerazione del fatto che era stata istituita la Dia. Preciso che non parlai di trattativa con Mancino, perché io stesso non ne sapevo nulla
Mancino:
E' vero che il 4 luglio, alle 10.30, sono andato a trovare il ministro Martelli: l'ho annotato sulla mia agenda, ma abbiamo parlato di altro, ed in particolare, dell'opportunità di lavorare in sintonia, come era accaduto con il mio predecessore. Non ero io come ministro dell'Interno a dover autorizzare il Ros a compiere alcunché.
Martelli: Prendo atto che fu il ministro Mancino a venire da me. Forse perché lui si era appena insediato. Non ricordo nel dettaglio il contenuto del nostro incontro, che ovviamente doveva aver avuto per oggetto temi politici. Non ricordo quando, se all'inizio o alla fine dell'incontro, parlai al senatore Mancino del Ros. Tengo a precisare che su questo argomento i miei ricordi sono andati riaffiorando via via: all'inizio non ricordavo se ne avevo parlato con lui o con il ministro Scotti.
Io mi lamentai con il ministro dell'Interno dell'eccessivo attivismo del Ros, anche perché ormai c'era la Dia, che sebbene non ancora completamente operativa era l'organo deputato a questo tipo di iniziativa, specie su una questione così delicata. Non ricordo se parlai con il ministro Mancino del fatto che il Ros cercava una sponda politica per le sue condotte, per come mi aveva informato la dottoressa Ferraro. Quella è stata l'unica occasione in cui il Ros, o comunque una forza di polizia, mi ha chiesto copertura politica per una iniziativa. Verosimilmente il Ros cercava solo di tutelarsi, ma io non compresi per quale motivo il Ros non si uniformava al nuovo sistema che aveva previsto l'istituzione della Dia. Mi sembrò singolare che il Ros volesse fare affidamento su Ciancimino. Grosso modo, in termini succinti, raccontai al ministro Mancino qualcosa della vicenda, senza approfondirla.
Mancino: Il ministro Martelli non mi ha mai parlato della dottoressa Ferraro e della visita che il capitano De Donno le avrebbe fatto. Ciò escludo in maniera tassativa. La Dia non ha certo sostituito il Ros, ma si è affiancata agli altri organismi esistenti.
Martelli: Chiesi al ministro Mancino di accertare cosa stava facendo il Ros, anche se non ricordo con precisione oggi, a distanza di così tanti anni, se ho effettivamente riferito a lui delle circostanze apprese dalla dottoresa Ferraro. Prima della visita del capitano De Donno alla dottoressa Ferraro (a fine giugno 1992) non avevo avuto notizie di altri comportamenti anomali del Ros. Il senatore Mancino promise di informarsi sui comportamenti del Ros.
Mancino: Non ho mai detto che mi riservavo di approfondire in merito al comportamento del Ros, anche perché non avevo certo titolo a farlo, ben poteva e doveva farlo il procuratore della repubblica di Palermo. La consultazione della mia agenda mi ha permesso di ricostruire la data del 4 luglio 1992 come quella dell'incontro con il ministro Martelli e rammento con certezza che non ero accompagnato da nessuno.
Martelli: Avevo saputo dalla dottoressa Ferraro che aveva riferito al dottore Borsellino del suo incontro con il capitano De Donno. Non ho mai comunque posto in connessione questo fatto con la strage di via D'Amelio. Non ricordo di aver poi chiesto al senatore Mancino se si fosse effettivamente informato sulle condotte del Ros. Sono ragionevolmente certo di aver parlato del comportamento del Ros anche con il capo della polizia Parisi, anche se non rammento se lo feci prima o dopo averne parlato con il senatore Mancino, sicuramente prima della strage di via d'Amelio e verosimilmente la prima settimana di luglio 1992.(La Repubblica, 14 febbraio 2012)
Martelli: Prendo atto che fu il ministro Mancino a venire da me. Forse perché lui si era appena insediato. Non ricordo nel dettaglio il contenuto del nostro incontro, che ovviamente doveva aver avuto per oggetto temi politici. Non ricordo quando, se all'inizio o alla fine dell'incontro, parlai al senatore Mancino del Ros. Tengo a precisare che su questo argomento i miei ricordi sono andati riaffiorando via via: all'inizio non ricordavo se ne avevo parlato con lui o con il ministro Scotti.
Io mi lamentai con il ministro dell'Interno dell'eccessivo attivismo del Ros, anche perché ormai c'era la Dia, che sebbene non ancora completamente operativa era l'organo deputato a questo tipo di iniziativa, specie su una questione così delicata. Non ricordo se parlai con il ministro Mancino del fatto che il Ros cercava una sponda politica per le sue condotte, per come mi aveva informato la dottoressa Ferraro. Quella è stata l'unica occasione in cui il Ros, o comunque una forza di polizia, mi ha chiesto copertura politica per una iniziativa. Verosimilmente il Ros cercava solo di tutelarsi, ma io non compresi per quale motivo il Ros non si uniformava al nuovo sistema che aveva previsto l'istituzione della Dia. Mi sembrò singolare che il Ros volesse fare affidamento su Ciancimino. Grosso modo, in termini succinti, raccontai al ministro Mancino qualcosa della vicenda, senza approfondirla.
Mancino: Il ministro Martelli non mi ha mai parlato della dottoressa Ferraro e della visita che il capitano De Donno le avrebbe fatto. Ciò escludo in maniera tassativa. La Dia non ha certo sostituito il Ros, ma si è affiancata agli altri organismi esistenti.
Martelli: Chiesi al ministro Mancino di accertare cosa stava facendo il Ros, anche se non ricordo con precisione oggi, a distanza di così tanti anni, se ho effettivamente riferito a lui delle circostanze apprese dalla dottoresa Ferraro. Prima della visita del capitano De Donno alla dottoressa Ferraro (a fine giugno 1992) non avevo avuto notizie di altri comportamenti anomali del Ros. Il senatore Mancino promise di informarsi sui comportamenti del Ros.
Mancino: Non ho mai detto che mi riservavo di approfondire in merito al comportamento del Ros, anche perché non avevo certo titolo a farlo, ben poteva e doveva farlo il procuratore della repubblica di Palermo. La consultazione della mia agenda mi ha permesso di ricostruire la data del 4 luglio 1992 come quella dell'incontro con il ministro Martelli e rammento con certezza che non ero accompagnato da nessuno.
Martelli: Avevo saputo dalla dottoressa Ferraro che aveva riferito al dottore Borsellino del suo incontro con il capitano De Donno. Non ho mai comunque posto in connessione questo fatto con la strage di via D'Amelio. Non ricordo di aver poi chiesto al senatore Mancino se si fosse effettivamente informato sulle condotte del Ros. Sono ragionevolmente certo di aver parlato del comportamento del Ros anche con il capo della polizia Parisi, anche se non rammento se lo feci prima o dopo averne parlato con il senatore Mancino, sicuramente prima della strage di via d'Amelio e verosimilmente la prima settimana di luglio 1992.(La Repubblica, 14 febbraio 2012)
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