Delle 12 attive in Sicilia ne sopravviveranno appena 18: tante saranno le frequenze disponibili nel territorio regionale. "Con il digitale terrestre scompariranno decine di reti locali siciliane, perché non potranno accedere alla gara per l'aggiudicazione delle frequenze". A lanciare l'allarme sono le associazioni delle imprese radiotelevisive FRT e Aeranti Corallo, presenti ieri al tavolo sull'avvento del digitale terrestre in Sicilia, organizzato dall'Ars e dal Corecom regionale.
L'Isola è al primo posto in Italia per numero di emittenti locali: 120 su un totale di 600 nell'intero Paese, contro, per esempio, le 60 del Lazio. Di tutte queste soltanto circa 90 riusciranno a trovare un posto nel nuovo palcoscenico digitale. Le frequenze a disposizione per la Sicilia sono infatti 18, ognuna delle quali contiene circa 5 o 6 canali. E per accedere alla loro aggiudicazione bisogna possedere requisiti che favoriscono i grandi gruppi editoriali, a discapito delle piccole reti.
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"Le frequenze vengono assegnate gratuitamente - spiega Ciro Di Vuolo, presidente del Corecom Sicilia - ma la graduatoria segue requisiti legati al patrimonio della società, al numero di dipendenti, alla copertura della rete (che deve essere regionale e non solo provinciale, ndr) e alla presenza storica nell'area. È evidente che le grandi tv, come quelle del gruppo Ciancio, Tgs e Telemed - Trm, non avranno problemi a entrare nel contest. Rischiano di non farcela le realtà minori che non riescono a coprire l'intera regione. Per questo motivo è importante che si consorzino".
A queste preoccupazioni si aggiungono quelle sui tempi della burocrazia: a meno di 4 mesi dallo switch off non esiste ancora il piano per le frequenze che l'Agcom deve stilare per permettere al ministero dello Sviluppo economico di dare il via al bando per aggiudicare gli spazi digitali. Ritardi che mettono ulteriormente in allarme gli editori. "Questo immobilismo - commenta Fabrizio Berrini di Aeranti Corallo - provoca uno stand by negli investimenti per la riconversione. In altre regioni è successo che l'assegnazione delle frequenze avvenisse lo stesso giorno dello switch off, con danni gravissimi per le reti, che nel frattempo avevano speso migliaia di euro per adeguarsi al digitale e poi non hanno ricevuto le frequenze. Secondo i nostri calcoli, anche se il ministero dovesse pubblicare il bando a fine febbraio, si arriverebbe al 9 giugno per l'aggiudicazione dei canali, a due giorni dallo switch off. Per questo chiediamo che la data del passaggio al digitale venga posticipata di tre mesi".
Ma dal dicastero dello Sviluppo economico arrivano rassicurazioni: "Entro Pasqua la Sicilia avrà la lista dei vincitori delle frequenze". Nel frattempo, la Regione cerca di venire in soccorso delle tv locali, che in media dovranno affrontare un milione di euro di investimenti per la riconversione. Si tratta di un disegno di legge, a firma del presidente dell'Ars Francesco Cascio, che prevede la possibilità di utilizzare fondi europei per finanziare in parte le spese per l'adeguamento degli impianti, sul modello di quanto fatto in Piemonte e Campania. In quei casi le amministrazioni hanno messo sul piatto dieci milioni di euro.
Intanto gli editori siciliani da tempo si stanno organizzando per la rivoluzione digitale. "Già da due anni - racconta Gabriele Rappa di Telemed - abbiamo dato il via agli investimenti e da qualche tempo nella provincia di Palermo trasmettiamo sia in analogico che in digitale. Non potevamo permetterci di aspettare i tempi della burocrazia, siamo sicuri di ricevere una frequenza".
La stessa strategia usata dagli editori di Rtp, emittente locale che trasmette unicamente a Messina. "Da due anni ci stiamo preparando - dichiarano - pur essendo una realtà piccola non abbiamo intenzione di consorziarci con nessuno. Presenteremo la nostra candidatura, sperando di farcela". (g. p.)
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"Le frequenze vengono assegnate gratuitamente - spiega Ciro Di Vuolo, presidente del Corecom Sicilia - ma la graduatoria segue requisiti legati al patrimonio della società, al numero di dipendenti, alla copertura della rete (che deve essere regionale e non solo provinciale, ndr) e alla presenza storica nell'area. È evidente che le grandi tv, come quelle del gruppo Ciancio, Tgs e Telemed - Trm, non avranno problemi a entrare nel contest. Rischiano di non farcela le realtà minori che non riescono a coprire l'intera regione. Per questo motivo è importante che si consorzino".
A queste preoccupazioni si aggiungono quelle sui tempi della burocrazia: a meno di 4 mesi dallo switch off non esiste ancora il piano per le frequenze che l'Agcom deve stilare per permettere al ministero dello Sviluppo economico di dare il via al bando per aggiudicare gli spazi digitali. Ritardi che mettono ulteriormente in allarme gli editori. "Questo immobilismo - commenta Fabrizio Berrini di Aeranti Corallo - provoca uno stand by negli investimenti per la riconversione. In altre regioni è successo che l'assegnazione delle frequenze avvenisse lo stesso giorno dello switch off, con danni gravissimi per le reti, che nel frattempo avevano speso migliaia di euro per adeguarsi al digitale e poi non hanno ricevuto le frequenze. Secondo i nostri calcoli, anche se il ministero dovesse pubblicare il bando a fine febbraio, si arriverebbe al 9 giugno per l'aggiudicazione dei canali, a due giorni dallo switch off. Per questo chiediamo che la data del passaggio al digitale venga posticipata di tre mesi".
Ma dal dicastero dello Sviluppo economico arrivano rassicurazioni: "Entro Pasqua la Sicilia avrà la lista dei vincitori delle frequenze". Nel frattempo, la Regione cerca di venire in soccorso delle tv locali, che in media dovranno affrontare un milione di euro di investimenti per la riconversione. Si tratta di un disegno di legge, a firma del presidente dell'Ars Francesco Cascio, che prevede la possibilità di utilizzare fondi europei per finanziare in parte le spese per l'adeguamento degli impianti, sul modello di quanto fatto in Piemonte e Campania. In quei casi le amministrazioni hanno messo sul piatto dieci milioni di euro.
Intanto gli editori siciliani da tempo si stanno organizzando per la rivoluzione digitale. "Già da due anni - racconta Gabriele Rappa di Telemed - abbiamo dato il via agli investimenti e da qualche tempo nella provincia di Palermo trasmettiamo sia in analogico che in digitale. Non potevamo permetterci di aspettare i tempi della burocrazia, siamo sicuri di ricevere una frequenza".
La stessa strategia usata dagli editori di Rtp, emittente locale che trasmette unicamente a Messina. "Da due anni ci stiamo preparando - dichiarano - pur essendo una realtà piccola non abbiamo intenzione di consorziarci con nessuno. Presenteremo la nostra candidatura, sperando di farcela". (g. p.)
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