Ieri aveva detto: «Noi italiani siamo fermi al posto fisso nella stessa città di fianco a mamma e papà». Oggi, il ministro dell’interno Anna Maria Cancellieri ha provato a correggersi: «Ho usato una frase infelice, non intendevo mancare di rispetto. Era un’esortazione ad abbandonare modelli di vita che non esistono più: ragazzi, il mondo oggi vi chiede il massimo della competitività». Qualche giorno prima, era stato il premier Mario Monti ad ironizzare sulla «monotonia del posto fisso». Mentre il ministro del lavoro Elsa Fornero ne parlava come di un’illusione. Alcuni giorni fa, il giovane (figlio di papà) vice-ministro Michel Martone ha sostenuto che chi non si laurea entro i 29 anni «è uno sfigato».
Un campionario di battute, che non fanno ridere per niente gli italiani, alle prese con una crisi economica e sociale davvero drammatica. Battute, invece, che fanno indignare e riflettere sulle qualità della nostra classe dirigente e, in particolare, di questi tecnici chiamati a salvare l’Italia. Evidentemente, Cancellieri, Monti, Fornero e Martone sono cresciuti e vivono in un mondo “altro” rispetto a quello con cui fanno giornalmente i conti gli italiani. La Cancellieri non capisce che in fondo è banalmente normale aspirare ad avere il lavoro nel luogo dove si è nati, si è cresciuti e si hanno i genitori. Tra l’altro (ma questo il neo-ministro dell’interno non può capirlo!), per tante giovani coppie avere vicini i genitori, oltre all’affetto, significa poter affidar loro i figli, senza i costi della baby-sitter o del “nido”. A proposito di Mario Monti e della sua battuta sul posto fisso, una sola controbattuta: ma perché non lo diceva al presidente Napolitano, quando gli ha offerto il posto di senatore “a vita”, che si sarebbe annoiato? Magari il buon Giorgio il “posto fisso” di senatore lo avrebbe dato ad un altro e al prof. Monti faceva un contratto per un posto di senatore a … “tre mesi”.
Sarà illusorio il lavoro a tempo indeterminato, signor ministro Fornero, ma purtroppo è ancora l’unico lavoro che consente ad un giovane di poter accedere ad un mutuo per acquistare gli elettrodomestici, la macchina e la casa. Senza lavoro a tempo indeterminato, il direttore di banca nemmeno lo riceve. E senza casa, senza elettrodomestici e senza macchina, come ci si può formare una famiglia? E, attenzione, perché se un giovane non sdi forma una sua famiglia e continua a vivere con i genitori, allora è “un bamboccione”.
Al viceministro Martone, “figlio d’arte”, dopo che abbiamo saputo come ha vinto il concorso di professore universitario, possiamo solo dargli il consiglio di tacere. Altrimenti, rischia di essere cacciato via dagli “indignados” con torce e forconi...
Fuori dalle battute, i giovani d’oggi, nella stragrande maggioranza dei casi, si laureano nei tempi giusti, viaggiano e non disdegnano un lavoro (specie se buono) in una regione diversa da quella dove sono nati, in Europa o nel mondo. Aspirano per potersi normalmente costruire una famiglia ad un lavoro a tempo indeterminato, per i vantaggi e le sicurezze che esso da. Spetta, eventualmente, agli “scienziati” Monti, Fornero & C. rendere equivalente per i giovani il lavoro a tempo indeterminato e quello a tempo determinato. Come? Consentendo anche a chi ha un contratto a tempo determinato di poter accedere ai mutui bancari, magari attraverso apposite convenzioni garantite dallo Stato. Assicurando un’adeguata indennità di disoccupazione (almeno l’80% del salario) a chi perde un lavoro, fino a quando non ne trova un altro. E facendo in modo che l’indennità di disoccupazione dia anche la copertura previdenziale ai fini pensionistici. In quanto al governo tecnico e ai suoi ministri, cerchino di lavorare bene e di parlare meno. Perché ogni volta che aprono bocca è un disastro … (d.p.)
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