Don Gallo-power
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Don Andrea Gallo |
Era probabilmente dai tempi di Ennio Pintacuda, padre spirituale di Leoluca Orlando nella primavera di Palermo, che un sacerdote non esercitava una simile influenza sulla politica italiana, come quella che Don Gallo ha avuto sulla vittoria di Marco Doria alle primarie di Genova. Nichi Vendola, che inizialmente tifava Marta Vincenzi, ha detto apertamente di avere cambiato idea su suggerimento del prete di strada, e il sindaco nei suoi tweet pieni di rancore lo ha additato come la vera eminenza grigia della sua Waterloo. Più che Doria a Genova ha vinto Don Gallo. A 83 anni vive una seconda giovinezza, ma nessuno gli può rinfacciare l’incoerenza. L’ha sempre pensata così. Già nel ’70 venne tacciato di essere comunista. L’anno scorso ha scritto cinque libri e li ha portati (quasi) tutti in classifica, al Festival di Mantova il suo intervento è stato tra i più visti in assoluto. I giovani lo adorano. “Grazie. Forse Dio c’è”, scrive Silvia su Anobii, il social network di chi ama la lettura. “Peccato che sia un Don, altrimenti il centrosinistra avrebbe trovato già il suo leader” sostiene uno dei suoi biografi, Loris Mazzetti. La gerarchia invece lo ha sempre avversato. Avvenire gli ha dato dello scendiletto, per la partecipazione alla trasmissione di Fazio e Saviano. Si capisce: don Gallo è per la legalizzazione delle droghe leggere, si è fumato uno spinello in pubblico, si fa fotografare con i trans, ha persino confessato di avere avuto degli amori, sfila con quelli del No Da Molin, ha dato la sua adesione al Vaffa Day di Beppe Grillo e ha sfrontatamente invitato Berlusconi ad entrare nella sua comunità, San Benedetto al Porto, per curare la dipendenza dal sesso. Ora per Doria viene il difficile: riuscire a dimostrare di saper camminare con le proprie gambe.Concetto Vecchio(Ritagli, 14 febbraio 2012)
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