Fatturati per oltre 100 miliardi con utili che superano i 140 miliardi di euro. Il solo ramo commerciale incide sul 7% del Pil. Per il report Sos Impresa-Confesercenti "la crisi è funzionale alla criminalità organizzata, che condiziona l'economia legale e fomenta quella illegale del sommerso"
ROMA - Mafia Spa si conferma come il più grande agente economico del Paese. A denunciarlo è il 13° rapporto sulla criminalità di Sos Impresa-Confesercenti, presentato oggi a Roma, che descrive “una grande holding company articolata su un network criminale, fortemente intrecciato con la società, l'economia, la politica, in grado di muovere un fatturato che si aggira intorno ai 140 miliardi di euro con un utile che supera i 100 miliardi di euro al netto degli investimenti e degli accantonamenti, e 65 miliardi di euro di liquidità”.
Secondo quanto rivela il rapporto, il solo ramo commerciale della criminalità mafiosa e non, che incide direttamente sul mondo dell'impresa, sfiora i cento miliardi di euro, pari a circa il 7% del Pil nazionale. Una massa enorme di denaro, quindi, che passa quotidianamente dalle tasche dei commercianti e degli imprenditori italiani a quelle dei mafiosi. Di fatto, le imprese subiscono 1.300 reati al giorno, praticamente 50 all'ora, quasi un reato ogni minuto. “La crisi è funzionale alla criminalità organizzata, che condiziona l'economia legale e fomenta quella illegale del sommerso. Lo Stato si è impegnato, ma serve un cambio di passo delle istituzioni: niente sponde politiche, niente appalti, assunzioni, investimenti all'ombra della criminalità”, ha detto il presidente di Confesercenti e presidente di turno di Rete Imprese Italia Marco Venturi. Il rapporto di Sos Impresa-Confesercenti denuncia come “violenza di strada e ricatto mafioso si abbattano sulla piccola impresa, costringendola a una vita affannosa per sopravvivere ed a non divenire facile preda degli appetiti di criminali in doppio petto. Sono oltre un milione gli imprenditori vittime di un qualche reato, ovvero un quinto degli attivi”. Mafia Spa è dunque “la prima impresa italiana, riconosciuta e riconoscibile, con cui trattano altre imprese, politici, amministratori pubblici. Oltre al grave e continuo processo di condizionamento dell'economia legale, oggi, complice la crisi - si legge ancora nel rapporto -, assistiamo anche ad un fenomeno nuovo e per alcuni versi più preoccupante. Si è determinata un'inversione dei rapporti tra alcuni limitati pezzi della finanza e dell'imprenditoria e criminalità organizzata. Rapporti che nascono sotto il segno della complicità e della collusione per ricavarne vantaggi economici rilevanti. In questo momento di crisi Mafia SpA è l'unico soggetto economico-imprenditoriale in grado di fare investimenti”.
Sos Impresa inoltre denuncia che “l'usura continua a crescere in silenzio e nel silenzio. Alimentata dalla crisi economica, sta conoscendo un vero e proprio boom con un'impronta precisa: quella delle mafie. Sono 190 mila imprese in tre anni dal 2008 al 2011 hanno chiuso i battenti per debiti o usura”. Inoltre “l'indebitamento delle imprese ha raggiunto i 180.000 euro, quasi raddoppiatosi nell'ultimo decennio.
Anche i fallimenti, negli ultimi due anni, sono cresciuti vorticosamente: più 16,6% nel 2008 e più 26,6% nel 2009”. I dati del 2010 si riferiscono al primo trimestre, ma segnano un incremento del 46%. Significa 3.226 aziende che hanno fatto ricorso alle procedure fallimentari, con un trend che farà superare abbondantemente le 12.000 chiusure. Il numero dei commercianti coinvolti in rapporti usurai sono non meno di 200 mila unità, ma le posizioni debitorie vanno stimate in oltre 600mila unità. Con la crisi è aumentato il numero degli usurai oggi saliti da circa 25 mila ad oltre 40 mila. “Cresce anche quella fascia di usurai dalla faccia pulita - sottolinea Sos Impresa -. Mentre le denunce sono sempre poche e la giustizia è lentissima: in pratica il reato di usura appare come se fosse depenalizzato”.
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