domenica, gennaio 08, 2012

Non ci stiamo alla chiusura del "Punto Nascita" dell'Ospedale di Corleone!

di DINO PATERNOSTRO
Non ci stiamo! Non possiamo tollerare che, in nome di paroline magiche come “razionalizzazione” o addirittura “sicurezza di mamme e bambini”, si vada a cancellare il punto nascita dell’ospedale di Corleone, al quale ormai (dopo la chiusura del P.O. di Palazzo Adriano) si rivolge una popolazione di oltre 100 mila abitanti. Eppure, l’assessore Massimo Russo, col decreto pubblicato sulla GURS n. 1 del 5 gennaio 2012, l’ha fatto. Aveva “salvato” il punto nascita di Corleone l’anno scorso, ma adesso l’ha cancellato, dando ai direttore generale la possibilità di proporre un eventuale ripescaggio entro il prossimo 30 giugno.
Abbiamo accettato la nascita degli Ospedali Riuniti di Corleone-Partinico, ma non possiamo accettare che le donne di un bacino di oltre 100 mila abitanti, a partire da Corleone, vadano a partorire a Partinico. Ripetiamo sempre le stesse cose: conoscono l’assessore regionale alla salute, Massimo Russo, il governatore Raffaele Lombardo e i deputati dell’Assemblea Regionale Siciliana lo stato della strada provinciale Corleone-S.Cipirello-Partinico? Se non lo conoscono, che vengano a Corleone, percorrendola. E poi ne riparleremo. L’assessore Russo, il presidente Lombardo e i signori deputati regionali farebbero percorrere alle loro mogli, alle loro figlie o alle loro nuore in procinto di partorire 45 chilometri tutte curve e strade sfossate per arrivare a Partinico?
È possibile che in una provincia grandissima come la nostra, con ben 82 comuni, 6 degli 8 “Punti-Nascita” previsti dal decreto dell’assessore vengano concentrati nella città di Palermo? E solo 2 (Partinico e Termini Imerese) restano in provincia, ma molto vicine alla città capoluogo. È possibile che si lascino nell’abbandono tanti comuni delle zone interne del Corleonese e delle Madonie? È possibile che in tutti questi comuni si potrà nascere solo salendo sulle ambulanze medicalizzate del 118, che dovrebbero trasportare le donne in procinto di partorire a Palermo, Partinico o Termini Imerese?
È vero che vi sono delle linee-guida nazionali, secondo cui dovrebbero dismettersi tutti i punti nascita dove si effettuano meno di 500 (e fra tre anni meno di 1.000) parti l’anno. Ma questi parametri (motivati dalla necessità di garantire la sicurezza delle mamme e dei bambini, ma dettati probabilmente solo da ragioni economiche) non sono immodificabili. E poi i 500 o 1.000 parti l’anno si potrebbero garantire attraverso la messa in rete degli ospedali (per esempio: Corleone-Partinico-Alcamo, sul versante occidentale della provincia di Palermo, e Petralia-Cefalù-Termini Imerese, sul versante orientale), nei quali potrebbero operare in maniera itinerante i sanitari.
Su questi temi bisognerebbe subito rilanciare la vertenza-sanità della zona del Corleonese, con la mobilitazione delle istituzioni locali, delle forze politiche e delle forze sindacali, sociali e culturali. Ed avviare nuovamente un confronto (anche duro, se necessario) con l’Assessore alla salute e col Direttore generale dell’Asp di Palermo. Questo è il momento della massima unità del territorio. È il momento per le classi dirigenti di dimostrare di essere tali. È il momento per le persone di dimostrare di essere cittadini titolari di diritti e di doveri e non sudditi e schiavi dei politicanti di turno.      

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