Giulio Caporrimo, uno degli arrestati |
All’esito di tale complessa attività sono stati individuati gli attuali vertici operativi del mandamento di Brancaccio ed i loro più attivi fiancheggiatori e si è riusciti a dimostrare le loro responsabilità in numerosi delitti strumentali alla vita criminale della organizzazione mafiosa.
E’ emersa la riferibilità degli attuali vertici operativi del mandamento mafioso ai fratelli Graviano, una sorella dei quali è stata tratta in arresto durante l’operazione in quanto risultata rivestire un ruolo di spicco all’interno del sodalizio.
Sono stati inoltre individuati, in seno alla stessa consorteria criminale, coloro che materialmente si occupavano della capillare sottoposizione al racket del pizzo di numerosi imprenditori e commercianti dei quartieri interessati.
Nel corso delle indagini si è evidenziata una fitta rete di relazioni tra gli esponenti di vertice del mandamento di Brancaccio, taluni dei quali peraltro risultati in contatto con esponenti di spicco della ‘ndrangheta calabrese, e quelli di altre famiglie mafiose della città, con la realizzazione di incontri per la definizione di problematiche criminali di comune interesse alcuni dei quali è stato possibile osservare e monitorare.
In queste occasioni, come pure in altre circostanze nel corso delle investigazioni, sono stati registrati momenti di grave frizione tra le diverse anime della cosa nostra palermitana, risultata ancora priva di una sicura figura carismatica di riferimento, con il rischio della risoluzione dei dissidi con le armi.
L’operazione dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo e militari del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza (Operazione Idra) ha dato esecuzione ad un provvedimento di “Fermo di indiziato di delitto”, emesso dalla locale D.D.A., ed , in particolare, dal Procuratore Aggiunto dott. Antonio INGROIA e dai Pubblici Ministeri dott. Marcello VIOLA, dott.ssa Lia SAVA, dott. Gaetano PACI, dott. Francesco DEL BENE, dott.ssa Annamaria PICOZZI e dott Dario SCALETTA nei confronti di 16 appartenenti a “Cosa Nostra” accusati di “associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni ”. I destinatari dei provvedimenti sono vertici ed affiliati a “Cosa Nostra” dei Mandamenti mafiosi palermitani di “TOMMASO NATALE” e “RESUTTANA”. L’urgenza del provvedimento scaturisce dalla necessità di interrompere incisivamente una serie di attività estorsive nei confronti di negozianti e imprenditori e prevenire attentati incendiari e/o ritorsioni fisiche alle vittime. Occorre, altresì, evidenziare che le indagini condotte dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Palermo costituiscono la prosecuzione di altra attività investigativa denominata “EOS” (negli ultimi tre anni sono state arrestate complessivamente 48 mafiosi ed è stato rinvenuto un arsenale di armi nella disponibilità della famiglia mafiosa dei Lo Piccolo).
Parallelamente, il Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, a seguito dell’operazione “Architetto” del 22 marzo 2010, che ha portato, tra gli altri, all’arresto di LIGA Giuseppe, erede designato dai boss LO PICCOLO Salvatore e Sandro, ha proseguito gli approfondimenti investigativi, volti alla ricostruzione dei nuovi assetti criminali, nonché all’aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati dall’organizzazione criminale.
In particolare, le dinamiche investigate hanno permesso di accertare come nel vuoto di potere venutosi a creare dopo l’arresto del menzionato LIGA, si sia affermata la figura di DI STEFANO Calogero, quale reggente del mandamento mafioso di “TOMMASO NATALE”, nonché nuovo punto di riferimento per il reperimento di risorse finanziarie tramite la raccolta del “pizzo” e la gestione del gioco clandestino. Il DI STEFANO, inoltre, ha proseguito nell’opera di riassetto della struttura organizzativa di “Cosa Nostra”, già avviata dall’Architetto LIGA Giuseppe. In tale contesto si è affermata, a seguito della scarcerazione avvenuta nel mese di aprile 2010, l’indiscussa leadership di Giulio CAPORRIMO già fedelissimo di LO PICCOLO Salvatore. Questa operazione di riassetto è avvenuta mediante numerosissime riunioni di vertice, nelle quali il CAPORRIMO si proponeva come elemento di sintesi tra i reggenti degli altri mandamenti mafiosi cittadini.
Con il terzo fermo sono stati arrestati 4 componenti del mandamento mafioso di Boccadifalco - Passo di Rigano. L’attività investigativa svolta dal ROS di Palermo e coordinata dal Procuratore Aggiunto dott.Antonio INGROIA e dai Pubblici Ministeri dott. Marcello VIOLA, dott.ssa Lia SAVA, dott. Francesco Del BENE e dalla dott.ssa Vania CONTRAFATTO si è incentrata sul mandamento di Boccadifalco-Passo di Rigano, costituito dall’omonima famiglia e da quelle di Uditore e Torretta. Se recenti indagini coordinate dalla Procura distrettuale (GOTHA, OLD BRIDGE, PASSO DI RIGANO-TORRETTA) avevano ormai ampiamente documentato il superamento del veto al rientro in Sicilia nei confronti dei c.d. scappati (posto da RIINA Salvatore all’esito della 2a guerra di mafia), le investigazioni attuali hanno evidenziato la rinnovata operatività degli esponenti apicali del mandamento e la loro capacità di relazione con i vertici delle altre omologhe articolazioni mafiose della città.
In particolare sono stati acquisiti elementi di reità su:
- BOSCO Giovanni, sodale e parente del defunto INZERILLO Salvatore inteso Totuccio, ritenuto l’attuale reggente del mandamento nonché il più longevo uomo d’onore alla guida di un mandamento essendo stato nominato con il consenso dell’allora latitante LO PICCOLO Salvatore;
- GAMBINO Alfonso, inserito nella famiglia di Uditore nonché uomo di fiducia e portavoce del primo nelle interlocuzione con i mandamenti di Porta Nuova, Tommaso Natale e Noce;
- INZERILLO Matteo, nipote di LA BARBERA Michelangelo e indicato come uomo d’onore della famiglia di Passo di Rigano, è stato già coinvolto nell’indagine IRON TOWER; incaricato di mantenere i rapporti con altri esponenti del mandamento di appartenenza che incontrava anche durante l’orario di servizio utilizzando mezzi dell’Amat di cui è dipendente;
- MANNINO Ignazio Antonino, uomo d’onore della famiglia di Torretta nonché fratello del detenuto MANNINO Giovanni Angelo del medesimo sodalizio mafioso, è già stato condannato all’esito del processo IRON TOWER. I quattro hanno costituito il gruppo più numeroso tra quelli – distinti per appartenenza mafiosa - presenti alla riunione di Villa Pensabene in data 07.02.11, segno inequivocabile di una ritrovata considerazione nel panorama di Cosa Nostra palermitana.
Nessun commento:
Posta un commento