Giorgio Bocca |
L'uomo di lettere. Bocca inizia a scrivere da adolescente, sospende l'attività sotto le armi e la riprende alla fine della lotta partigiana, sul giornale di Giustizia e Libertà. Arrivano poi le collaborazioni con L'Europeo e Il Giorno, e nell'Italia del boom economico degli anni sessanta realizza diverse inchieste che raccontano e mettono in luce il momento storico del Paese.
Con Eugenio Scalfari, nel 1976 è tra i fondatori di Repubblica.
Bocca lavora anche per la tv, a cavallo tra gli anni '80 e '90, realizzando programmi per le emittenti della Fininvest di Silvio Berlusconi.
Ma la penna di Giorgio Bocca non è solo per i giornali. Sono molti i libri che firmerà, per raccontare la società italiana, i mutamenti del tessuto sociale e del territorio, il costume, gli infiniti e spinosi problemi dal nord al mezzogiorno. Particolare attenzione al tema del terrorismo, con inchieste e interviste ai protagonisti del periodo.
Lo sguardo di Bocca sulla realtà italiana è rimasto unico nel tempo, sempre originale e spesso spiazzante per le posizioni. Sostenitore di fenomeni politici come la prima Lega nord, antiberlusconiano per definizione, no global fuori dai movimenti. Soprattutto, difensore del revisionismo verso la Resistenza, in dura polemica con il collega Gianpaolo Pansa.
E lucido nell'analisi fino all'ultimo, nelle interviste rilasciate alla stampa e alla tv. In un'intervista a l'Espresso, Bocca dice: «Sono certo che morirò avendo fallito il mio programma di vita: non vedrò l’emancipazione civile dell’Italia. Sono passato per alcuni innamoramenti, la Resistenza, Mattei, il miracolo economico, il centro-sinistra. Non è che allora la politica fosse entusiasmante, però c’erano principi riconosciuti: i giudici fanno giustizia, gli imprenditori impresa. Invece mi trovo un paese in condominio con la mafia. E il successo di chi elogia i vizi».
La Repubblica, 25.12.2011
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