Il regista Vittorio De Seta |
SICILIA E SARDEGNA. Lo sceneggiatore era nato a Palermo il 15 ottobre 1923 e si era ritirato in Calabria.
Al 1950 risalgono dunque i suoi primi documentari ambientati prevalentemente in Sicilia e Sardegna: descrivono con potente espressività i modi di vivere del proletariato meridionale (feste sacre di Pasqua in Sicilia) e le dure condizioni di vita dei pescatori siciliani, dei minatori di zolfo nisseni, dei pastori della Barbagia. Tra questi cortometraggi il documentario Isola di fuoco, ambientato nelle isole Eolie, venne premiato come miglior documentario al Festival di Cannes del 1955.
BANDITI A ORGOSOLO. Nel 1961 debutta al cinema con «Banditi a Orgosolo», forse il suo lavoro più celebre, sceneggiato con la moglie Vera Gherarducci che vince il premio Opera prima al Festival di Venezia e il Nastro d'Argento alla migliore fotografia. De Seta provò poi ad allontanarsi dal documentarismo per tentare la strada del cinema tout-court: si trasferì in Francia per girare «L'invitata», storia di un menage familiare a Parigo. Il film apprezzato da Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini, ma non altrettanto dal pubblico.
GLI ANNI DELLA RAI. De Seta ritorna alle tematiche degli esordi con una miniserie televisiva prodotta dalla RAI, «Diario di un maestro», un successo che avvia la lunga collaborazione del regista con la RAI. Negli anni ottanta realizza documentari per la televisione e si trasferisce nella tenuta materna di Sellia Marina in provincia di Catanzaro. Il suo profondo legame con la Calabria, che ha dato i natali a sua madre, è esplorato nel documentario In Calabria, del 1993.
IL PASSO D'ADDIO. L'ultima prova nel 2006, quando realizza il lungometraggio Lettere dal Sahara, che segue la vita di un migrante africano in Italia. Il film partecipa fuori concorso al Festival di Venezia. Un passo d'addio all'altezza di una carriera, sempre all'insegna dell'onestà intellettuale e , per quanto possibile, della verità.
Redazione Online Corriere della Sera
Nessun commento:
Posta un commento