Maria Concetta Riina |
Non sono d’accordo con quanto scrive Francesco Palazzo nell’articolo pubblicato lo scorso 3 dicembre su “La Repubblica – Palermo”, che abbiamo voluto ripubblicare. Il suo ragionamento sarebbe accettabile se si trattasse di un confronto tra posizioni politiche, religiose o morali diverse. In questo caso varrebbe il principio volterriano del «non condivido assolutamente quello che tu dici, ma mi batterò con tutte le mie forze affinché tu sia libero di dirlo». Non ci può essere confronto democratico tra i portatori di disvalori mafiosi e i portatori di valori antimafiosi, perché la mafia è un’organizzazione criminale, che vuole (o almeno tenta di) imporre con tutti i mezzi possibili, non esclusi la violenza e l’assassinio, il suo punto di vista e il suo predominio. Dove sono gli spazi di possibile confronto? Francesco Palazzo è talmente ingenuo da pensare che la signora Riina abbia tagliato i ponti (anche solo quelli etici e culturali) con la famiglia di mafia da cui proviene? E se non lo pensa, come non lo pensano tanti corleonesi e tanti siciliani normalmente democratici, dov’è la buona notizia della sua elezione nel consiglio di circolo della Scuola elementare di Corleone? L’unica può essere quella che abbia ottenuto solo 35 voti (più il suo) su 270 votanti. Restano negative la sua candidatura e la sua elezione. Anzi, è molto negativo che la sua candidatura sia stata accettata nella stessa lista degli altri genitori democratici. Ci voleva il coraggio di “blindare” quella lista ed invitare la signora Riina – se proprio ci teneva a candidarsi - a promuoverne una tutta sua. L’unica soluzione, a questo punto, sarebbe le dimissioni degli altri sette genitori eletti. Ma le istituzioni (quelle scolastiche in particolare) devono aiutare questa soluzione, piuttosto che invocare “silenzi” e “luci spente”. (d.p.)
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