Umberto Postiglione, prefetto di Palermo |
Postiglione accusa la crisi: "Difficile sostenere le associazioni in questo momento, meglio mettere i beni all'asta. Se poi li ricomprano i mafiosi vuol dire che glieli confischeremo di nuovo".
PALERMO - Con la crisi economica anche la gestione dei beni confiscati rischia di diventare fallimentare. Le amministrazioni pubbliche non hanno soldi con cui finanziare il recupero dei beni già assegnati o da assegnare a enti o cooperative. Da qui la proposta, destinata a fare discutere, del prefetto di Palermo Umberto Postiglione, che dice: "Vendiamo all'asta le tante proprietà inutilizzate confiscate ai mafiosi. Se poi se le ricomprano loro vuol dire che gliele confischeremo di nuovo". Il prefetto di Palermo motiva così la sua proposta: "In un momento di crisi come questo, è difficile sostenere le tante associazioni che, pur svolgendo azioni meritorie, lo fanno a carico delle risorse pubbliche e delle amministrazioni locali. Stando alle stime fornite dall'ex ministro Maroni, il valore totale dei beni confiscati in Italia è di 33 miliardi di euro, pur ammettendo un valore reale commerciale più basso del 30 o 40 per cento, è una cifra consistente che potrebbe fare comodo, specie in un momento nel quale mancano tante risorse finanziarie".
La vendita dei beni confiscati ha sempre suscitato l'opposizione di quanti ritengono che è il modo più semplice per consentire ai boss di ritornare nel possesso di quanto loro tolto grazie a semplici prestanome. Ma è pur vero che la divisione in particelle di molti lotti di terreno o di edifici, spesso gravati da ipoteche, o la vetustà di beni inutilizzabili senza una ristrutturazione lascia spesso marcire grandi fette di patrimoni che potrebbero invece produrre. Aggiunge il prefetto Postiglione: "Un'altra proposta sarebbe quella di raggruppare in lotti alcuni beni confiscati da affidare, attraverso delle gare pubbliche, a società immobiliari riconosciute e certificate per vendere migliaia di proprietà inutilizzate e inutilizzabili". "Un ulteriore passo avanti - ha concluso il prefetto - sarebbe riassegnare il bene al territorio dove è stato confiscato per realizzare opere di pubblica utilità e dare un messaggio di legalità immediato ai cittadini".
(La Repubblica, 12 dicembre 2011)
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