In Sicilia, come in molte altre parti d’Italia, uno stillicidio di fatti di mafia scandisce ogni giorno i contorni di una situazione inquietante, resa ancora più preoccupante da una sensazione, per certi versi paradossale. Da un lato lo Stato sembra stia avendo la meglio contro le organizzazioni criminali. Solo nelle ultime settimane, infatti, la magistratura e le forze dell’ordine hanno ottenuto importanti risultati. Per citarne alcuni: il sequestro a Palermo dei beni dei fratelli Graviano, un patrimonio che ammonta a ben 32 milioni di euro, o gli arresti degli uomini del boss Calogero Giovanbattista Passalacqua che imponevano il pizzo agli operatori economici del territorio attraverso assunzioni, gestivano il traffico degli stupefacenti e si prendevano cura delle famiglie dei detenuti. Risultati importanti che fanno ben sperare, ma che allo stesso tempo ci dicono che Cosa nostra non è ridotta al lumicino, anzi essa è viva e vegeta, si riorganizza, espande il proprio dominio non solo economico, ma anche culturale. Capita allora di scoprire qualche giorno fa un allevamento clandestino di cani con scritte sui muri inneggianti a Totò Riina, Bernardo Provenzano, Salvatore Lo Piccolo. Capita anche che l’uomo indicato da due collaboratori di giustizia come il nuovo capomandamento di Brancaccio faccia il fattorino nell’hotel San Paolo Palace, confiscato ai Graviano e gestito in amministrazione giudiziaria. Ma cosa ancor più grave è che questa persona stia diventano una attrazione per diversi turisti. Indicatori di una mafia più subdola, che ha capito che conviene non reagire e incassare i colpi subìti dall’azione repressiva portata avanti dalla magistratura e dalle forze dell’ordine sempre più indebolite dai tagli alla sicurezza e alla giustizia. Una mafia che agisce in silenzio e negli abissi delle collusioni con quella zona grigia presente nell’economia, nella politica e nella pubblica amministrazione. Ecco perchè accolgo con apprezzamento le parole del neoministro degli interni Anna Maria Cancellieri, che ha definito la lotta alla mafia come una “priorità” e “una grande sfida”. Da sempre ritengo che il contrasto alla criminalità organizzata sia la prima vera questione politica del nostro Paese perchè essa impedisce l’affermazione dei diritti delle persone, la crescita economica e civile della società. Oggi ancora di più. Per questo continuerò a lavorare e a tenere sempre alta l’attenzione contro le mafie dentro e fuori le istituzioni.
Giuseppe Lumia
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