giovedì, novembre 03, 2011

Tangenti, dirigente comunale e il figlio in manette. I magistrati: "Gli imprenditori non denunciano"

L'ing. Francesco La Rocca
di SALVO PALAZZOLO
L'ingegnere Francesco La Rocca, ex responsabile del servizio Infrastrutture per la mobilità del Comune di Palermo, è stato arrestato dai carabinieri del Ros: avrebbe preteso da due imprenditori una tangente da 12 mila euro per sbloccare il certificato di agibilità di un capannone. Le vittime costrette a dare un incarico al figlio del dirigente
PALERMO - Le mazzette non viaggiano più dentro distinte valigette 24 ore, o dentro giornali ripiegati. Le mazzette non sono neanche più in contanti, ma vengono addirittura pagate con assegno, perché tanto sono mascherate. Per esempio, da un contratto di consulenza: quello che un alto dirigente del Comune di Palermo avrebbe preteso per suo figlio da due imprenditori che non riuscivano ad ottenere il certificato di agibilità di un capannone. Bastò dare quell'incarico, e pagarlo con 12 mila euro, per sbloccare la pratica. E alla fine, il figlio del dirigente rilasciò pure una regolare fattura, pur non avendo fatto mai nulla.
Questa mattina, i carabinieri del Ros di Palermo hanno arrestato il dirigente comunale, l'ingegnere Francesco La Rocca, che all'epoca del pagamento della tangente, il 2009, era responsabile del servizio Infrastrutture per la mobilità del settore Opere pubbliche del Comune di Palermo: è accusato di concussione. Con lo stesso provvedimento, chiesto dal sostituto procuratore Gaetano Paci e dall'aggiunto Leonardo Agueci, il gip Maria Pino ha disposto la custodia cautelare in carcere anche per il figlio di La Rocca, Giacomo, ingegnere pure lui, che risponde di riciclaggio, per quella consulenza mai svolta.
L'indagine
La storia della mazzetta mascherata è emersa quasi per caso. Nel luglio 2009, i carabinieri del Ros e il pm Gaetano Paci stavano indagando su un altro ingegnere palermitano, Salvatore Mandarano, uno dei professionisti più noti nel settore delle ristrutturazioni a Palermo e provincia. Una microspia piazzata nel suo studio registrava dialoghi e incontri: un pomeriggio, i carabinieri ascoltarono lo sfogo di due imprenditori, che si lamentavano di un dirigente comunale che faceva problemi per rilasciare un certificato di agibilità per un loro capannone appena acquistato. Qualche tempo dopo, il dirigente era nello studio di Mandarano. Ma all'epoca, nel dialogo fra La Rocca e il professionista non emerse la prova decisiva della mazzetta pagata dai due imprenditori. Sei mesi dopo, un articolo di Repubblica dava conto delle dichiarazioni di un pentito su Mandarano: i due imprenditori decisero di presentarsi in Procura e denunciare la concussione. Così è emersa la storia della consulenza camuffata per il figlio del dirigente comunale La Rocca.
L'ombra dei boss
L'ingegnere Mandarano non risulta indagato in questa inchiesta, ma la sua posizione resta comunque al vaglio della Procura di Palermo, per i rapporti equivoci che avrebbe intrattenuto con alcuni mafiosi del clan San Lorenzo. Qualche mese fa, il professionista si è presentato spontaneamente in Procura: "Non ho mai avuto nulla a che fare con la mafia e i mafiosi", ha dichiarato. "Sono solo vittima del pizzo, che ho sempre denunciato". I due imprenditori che hanno pagato la mazzetta hanno spiegato ai pm di aver affidato il loro sfogo a Mandarano perché lui aveva fatto da sensale per l'acquisto di un terreno a Palermo (in via Ugo La Malfa), con annesso capannone, quello per cui l'ingegnere La Rocca non avrebbe voluto rilasciare il certificato di agibilità.
L'allarme dei magistrati
"L'indagine è partita casualmente da alcuni accertamenti su alcuni personaggi che operavano nel settore degli appalti", ha spiegato il procuratore aggiunto Leonardo Agueci nel corso di una conferenza stampa in Procura. "Così è venuta fuori casualmente la presenza di un funzionario comunale che in maniera molto esplicita, chiara e insistente chiedeva una tangente, a fronte del suo interessamento su una materia per la quale non aveva nemmeno una specifica competenza". Secondo Agueci, l'ingegnere La Rocca potrebbe aver ricattato molti imprenditori. "Speriamo che da parte delle persone che si sono imbattute in questo signore - dice il procuratore aggiunto - ci possa essere uno spunto per consentire di completare i tasselli mancanti di questa indagine. Siamo convinti di essere di fronte a un fenomeno sistemico". "Ciò che emerge da questa indagine è una grande difficoltà da parte degli imprenditori a denuncia", dice il sostituto procuratore Gaetano Paci: "Non fosse stato per le intercettazioni, non avremmo scoperto neanche questo caso".
La Repubblica, 3 novembre 2011

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