di ANTONELLA ROMANO
La Commissione Ambiente e territorio ha approvato il ddl che sana le costruzioni entro i 150 metri dalla costa e l'ha inviato all'aula. Primo firmatario Paolo Ruggirello, proprietario di una casa abusiva che verrebbe sanata dalla norma. Confindustria e Legambiente preparano un appello ai 90 deputati: "Un invito al buonsenso"
PALERMO - MALGRADO il fiume di polemiche, la commissione Territorio e ambiente ha approvato ieri in via definitiva il ddl di riordino e di riqualificazione delle coste siciliane. Secondo le associazioni ambientaliste, i sindacati e gli imprenditori, che sono insorti un mese fa ai primi passi mossi dal disegno di legge, si tratta di una "sanatoria edilizia". I vertici regionali di Legambiente e Confindustria confermano ancora oggi la loro opinione e preparano la contromossa.
Consegneranno ai 90 deputati un appello chiedendo "di non votare per lo scempio, in nome del buonsenso e della legalità". Il ddl adesso sarà incardinato in aula a Palazzo dei Normanni. Il testo, che porta la firma del deputato Mpa Paolo Ruggirello - proprietario per sua stessa ammissione di una casa abusiva che verrebbe sanata dalla norma - è tornato in commissione per il via libera, col suo strascico di contestazioni sollevate un mese fa. È stato approvato con cinque voti a favore: Ruggirello e Federico, Mpa, Caronia, Pid, Currenti, Fli, Cristaudo, Aps), tre contrari (Mancuso, Pdl, Limoli, Pdl, e Termine, Pd) un astenuto (Nino Dina, Udc).
L'Mpa difende il testo: il presidente di Confindustria Ivan Lo Bello lo aveva definito un provvedimento da "Cettolaqualunque". "Non voglio più sentire parlare di sanatoria, è un disegno di valorizzazione della costa - insiste Paolo Ruggirello - che dà la possibilità di verificare ciò che è sanabile. Apre le porte soltanto a chi ha presentato domanda di sanatoria prima del dicembre '94. In Sicilia ci sono 30mila case abusive ma quanti si sono autodenunciati? Noi non prevediamo nuova cementificazione, saranno i comuni a valutare quante domande di privati potranno essere ammesse".
Il ddl invita i Comuni a predisporre dei piani di recupero delle aree costiere e dà la possibilità di sanare le case abusive costruite entro 150 metri dalla costa nei 114 Comuni affacciati sul mare (il grosso si trova concentrato a Triscina e Tre Fontane). Gli abusi autodenunciati prima del '94 rappresentano, secondo i primi calcoli della Regione, il 13-15 per cento del totale. In questo caso il comune, dopo l'adozione di un piano di recupero, può sanare l'immobile o acquisirlo al patrimonio e individuare un'altra zona edificabile per i privati. "Stiamo semplicemente dando delle regole per riparare alle inadempienze del passato fatte dagli enti locali latitanti. Non siamo certo per l'illegalità. E' un ddl che sana gli enti locali piuttosto che i privati - aggiunge Ruggirello - E agli industriali chiedo: come la mettiamo con le fabbriche e le imprese che in questi 35 anni hanno scaricato i materiali a mare, distruggendo le nostre coste? Meno male che esistono le inchieste della magistratura".
Dal testo scompare l'Agenzia per la tutela e la conservazione dei 1.480 chilometri quadrati di costa. Al suo posto sarà creato un osservatorio. "Se non è una sanatoria è un condono edilizio - attacca Domenico Fontana, presidente regionale di Legambiente - Sembra la riedizione della legge scritta dall'assessorato all'Ambiente nel 2001, proposta da Bartolo Pellegrino. Non passò perché la bloccammo. L'effetto di quella norma era il condono: per realizzare le opere infrastrutturali, fogne, acque, strade e per riqualificare le aree, la stima era di 7 miliardi di lire. Una follia".
Legambiente e Confindustria, che hanno già elaborato l'appello da consegnare alle forze politiche, intendono candidarsi a presentare un disegno di legge di riqualificazione delle coste alternativo. "Quello che è avvenuto a Gela e a Giampilieri e le tragedie autunnali dimostrano come il territorio sia stato violentato - aggiunge Fontana - A questa violenza hanno contribuito le politiche che hanno premiato la speculazione attraverso i prg e le sanatorie edilizie, fatte per andare all'incasso di voti. È un segno di arretratezza culturale, significa non avere compreso che la legalità è la precondizione dello sviluppo".
(Repubblica, 10 novembre 2011)
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