Studenti accampati davanti al teatro Massimo |
Una ventina le tende a piazza Verdi, ci sono anche rappresentanti di categorie dei lavoratori. "Da qui non ce ne andremo presto. Con la scuola ci siamo organizzati, faremo a turno, a costo di fare assenze". PALERMO - È soltanto il secondo giorno, ma a guardare l'organizzazione sembra proprio che l'accampamento di studenti davanti al teatro Massimo sia destinato a durare. Una ventina di tende da campeggio, divani, sedie, tavoli e striscioni ovunque, anche sulla cancellata del teatro che già giovedì pomeriggio, in occasione delle prove generali della "Carmen", ha praticamente ospitato in casa la protesta, con gli studenti che hanno condiviso con il pubblico in arrivo, un comunicato di rivendicazioni.
Così anche a Palermo, con la sigla "Occupy Massimo", lanciata dalla Rete dei Collettivi studenteschi, parte la forma di protesta in tenda. E dentro ci sono tutti. Studenti medi e universitari e anche numerose categorie di lavoratori. Hanno scelto la tenda che sa di qualcosa di duraturo, di stanziale, a differenza dei cortei che si consumano in poche ore. E non molleranno la piazza. Quel fazzoletto di isola pedonale, nel cuore della città, visibile a tutti, in poche ore è già diventato il loro palcoscenico di denuncia. "Invitiamo tutti gli "indignati" a unirsi alla protesta - dicono gli studenti - perché da qui non ce ne andremo presto".
E come si fa a mantenere vivo il presidio con le lezioni a scuola che incombono? "Ci siamo già organizzati - dicono - faremo a turno, a costo di fare assenze. E poi ci sono gli universitari che ci danno una mano. Poi capitano anche i casi come il Meli e il Galilei, licei per ora chiusi a causa degli atti vandalici e gli studenti invece di stare in giro, stanno con noi a sostenere la protesta". Ma qualche lezione si farà anche in piazza, come quella di ieri, organizzata con il supporto dei docenti di Scienze politiche. E insieme con le lezioni, ci saranno incontri e dibattiti aperti al pubblico di passanti, assemblee cittadine, cineforum e feste. Tutto in piazza, finché vince la tolleranza.
Per la logistica tutti danno una mano. Ognuno ha un compito. C'è chi pensa ai pasti, chi alle coperte per la notte, chi a preparare il programma di appuntamenti quotidiano. E la gente si è già fatta avanti con gesti di solidarietà.
"Già dal primo giorno - dice Riccardo Zerbo, portavoce della Rete dei Collettivi studenteschi e studente ventenne del liceo classico Garibaldi - sono arrivati panini e pizza dai gestori dei locali qui vicino. Poi sono arrivati anche pacchi di pasta e un barbecue per arrostire. Un caffè la mattina poi arriva sempre per tutti. La gente è con noi". Dopo la lezione di Scienze politiche, il programma ieri pomeriggio è continuato con gruppi di studio, pranzo sociale al costo di 4 euro, allenamenti di calcio e assemblee. Per concludersi a tarda sera con aperitivo e cena sociale e dance hall.
Ma andando ai contenuti della protesta, la questione che rimane in piedi è sempre quella della crisi e delle sue ragioni. Gli studenti puntano in dito anche contro il governo Monti e contro tutti i personaggi e i luoghi simbolo del potere economico e finanziario. "Hanno fatto dimettere Berlusconi - dicono gli studenti - e ci eravamo illusi che davvero si volesse sollevare l'Italia, ma invece è arrivato l'incarico a Monti che è stato consulente per la Goldman Sachs, la banca americana che truccò i conti della Grecia per farla entrare in Europa. Ora quest'uomo è alla guida del Paese. È proprio il caso di dire che cambiamo i pupi ma i pupari sono sempre gli stessi".
E contro le banche, in piazza Verdi, campeggiano anche diversi striscioni. "Siamo qui - continua Zerbo - per informare la gente. E anche per capire insieme quello che sta accadendo nella nostre città e in tutta Italia a partire dal mondo della scuola. La protesta andrà avanti e serve l'apporto di tutti. Invitiamo le persone a unirsi con la propria tenda alla protesta".
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