Salvatore Benfante |
A detta dei fratelli BENFANTE i tre escono a bordo della Motoape per andare a raccogliere ferro. Lungo il tragitto, giunti in via Fondo La Manna, BENFANTE Salvatore decide di fermarsi presso l’abitazione di ZORA Giancarlo. BENFANTE è convivente con la sorella della ex convivente di ZORA Giancarlo e si reca dall’ormai ex cognato per chiarire passate e ormai sopite controversie familiari. L’uomo chiede insistentemente a ZORA Giancarlo di scendere per poter parlare con lui, ZORA decide di raggiungere l’uomo accompagnato però dal padre Umberto e dal cugino LECCE Domenico e soprattutto armati. La discussione si fa sempre più animata, si arriva alla colluttazione tra i cinque sino a quando ZORA Umberto, che aveva con sé una baionetta, sferra un colpo con l’arma all’addome di BENFANTE Salvatore ferendolo gravemente. BENFANTE Antonino e Guido notano il fratello accasciarsi al suolo, a questo punto lo allontanano dagli altri e lo trasportano all’ospedale Buccheri La Ferla a bordo della loro Motoape. Nonostante la corsa in ospedale, BENFANTE Salvatore morirà poco dopo a causa della forte emorragia. Nel frattempo i Carabinieri, allertati dalla Centrale Operativa che segnalava un uomo ferito in via Fondo la Manna, giungono sul posto: a terra solo una chiazza di sangue ed un paio di stampelle. Intanto in ospedale il BENFANTE è in fin di vita e i fratelli non intendono collaborare. Ci vuole tutto l’intuito dei militari della Stazione, che conoscono bene ogni persona del quartiere, per ricomporre il complicato puzzle. Nella notte inizia un paziente lavoro di ricostruzione con una domanda fondamentale a cui dare una risposta: cosa facevano i fratelli BENFANTE a quell’ora di notte in quella zona. I militari seguono le chiazze di sangue lasciate lungo il tragitto, prima sul pianerottolo dell’androne poi nell’ascensore e sul pulsante del piano, dove si trovano davanti tre appartamenti.
Quando ad aprire una delle porte è la famiglia ZORA agli investigatori non sfugge che Giancarlo ha un piede rotto. Il giallo comincia a chiarirsi, le stampelle servivano a sostenere il ragazzo ma nella colluttazione sono state dimenticate per strada. A questo punto inizia la perquisizione ed i militari trovano indumenti sporchi di sangue all’interno della lavatrice e l’arma del delitto, la baionetta, nel balcone della cucina. Tutti i responsabili, a diverso titolo, sono stati tratti in arresto e condotti presso la Casa Circondariale Ucciardone a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Palermo, 26 novembre 2011
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