giovedì, novembre 10, 2011

Palermo, i ProfessioniLiberi rispondono alle critiche dell'Ordine degli Avvocati

Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Palermo ha adottato una deliberazione nella quale esprime pesanti giudizi sul Manifesto dei ProfessionistiLiberi, che sono costretti a rispondere a posteriori alla condanna emessa, senza possibilità di contraddittorio. In primo luogo, il Consiglio dell’Ordine lamenta “gli attacchi sommari condotti, da rappresentanti del ‘Comitato Liberi professionisti’ attraverso la stampa locale, contro gli Ordini professionali genericamente individuati, circa il rispetto e l’applicazione delle norme di deontologia”. Appare evidente da tutta la documentazione dell’attività svolta in questi mesi che il Movimento dei Professionisti liberi rifugge da qualunque generalizzazione, nella consapevolezza che la genericità delle affermazioni è funzionale alla politica del dichiarare di voler cambiare tutto perché niente cambi. L'esperienza di questi anni ci dice che le cronache sono piene di solenni proclami antimafia, ai quali spesso non corrispondono fatti concreti. Per questi motivi, ogni iniziativa del Movimento dei ProfessionistiLiberi ha fatto riferimento a fatti precisi con destinatari precisi, come dimostra tutta la documentazione disponibile nel sito www.professionistiliberi.org.

In secondo luogo, il Consiglio dell’Ordine “esprime disapprovazione in ordine al tentativo di attribuire qualità e caratteristiche peculiari agli Avvocati, distinguendo coloro che aderiscono al Comitato da quelli che invece ne rimangono estranei”.
Dovrebbe essere evidente che nessuno è autorizzato a pensare che chi non aderisce alla Lega per la protezione degli uccelli sia, per questo motivo, favorevole alla caccia indiscriminata di ogni tipo di volatile. Invece, il Consiglio dell’Ordine afferma di ritenere che i ProfessionistiLiberi vogliano classificare come contrari ai principi del Manifesto tutti coloro che non lo sottoscrivono. Francamente, è difficile trovare parole adatte a contestare un’affermazione così priva di fondamento. Lo scopo del Movimento è quello di chiamare ogni singolo professionista  alla partecipazione attiva, con gesti anche semplici e quotidiani, per l’affermazione del ruolo sociale delle professioni, senza delegare la tutela della giustizia, della legalità e dell’etica alla Magistratura, agli Ordini professionali ed alle altre Istituzioni dello Stato. Ovviamente ciascuno è libero di esprime il proprio impegno civile nei modi e nei tempi che ritiene migliori. Il Movimento ProfessionistiLiberi vuole fare la sua parte e sarà a fianco di tutti coloro che si adoperano per affermare i principi inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale sanciti dalla nostra Costituzione.
In terzo luogo, l’Ordine degli Avvocati “denuncia la violazione di legge e del codice deontologico, insita nella limitazione all’indipendenza ed all’autonomia nonché alla violazione dell’obbligo al segreto professionale, dell’Avvocato che, a seguito della sottoscrizione della dichiarazione di impegno, si obblighi ad informare “delle  vicende giudiziarie e non” che riguardano la sua professione soggetti estranei’.
L’Ordine degli Avvocati procede ad una grave “denuncia” senza considerare che, sia nelle premesse del Manifesto che nei punti di impegno, viene esplicitato che resta ferma la necessità di rispettare gli obblighi di legge e gli obblighi imposti dai codici deontologici e che gli impegni assunti, quando non sono di specificazione, per la lotta al racket del pizzo ed al sistema mafioso, sono aggiuntivi a quelli propri di ciascuna professione. E’ evidente che non può che essere così, a meno che non vi sia la volontà di istigare alla violazione della legge.
L’impegno contestato non riguarda in alcun modo, ovviamente, il segreto professionale, al quale fa esplicito riferimento il punto precedente del Manifesto, ma si riferisce alle vicende rilevanti, giudiziarie e non, che riguardano il sottoscrittore. E’ noto che in molti codici deontologici non risulta espressamente previsto che l’iscritto debba dare tempestiva comunicazione al proprio Ordine professionale di essere sottoposto a procedimento giudiziario, anche quando i fatti contestati riguardano proprio l’attività professionale. Tanto è vero che, nelle interlocuzioni avute in questi mesi con i rappresentanti di diversi Ordini professionali, ci è stato obiettato, anche in dibattiti pubblici, che l’Ordine non sapeva niente dell’arresto o della condanna di propri iscritti.
Per esemplificare, se un aderente al Manifesto, fosse rinviato a giudizio, ad esempio, per rispondere dell’accusa di avere truffato un proprio assistito, dovrebbe informare tempestivamente il Comitato per consentirgli di fare le proprie valutazioni, a garanzia di tutti i sottoscrittori. Ovviamente, la comunicazione al Comitato è altra cosa, ha altra finalità, rispetto all’eventuale obbligo di comunicazione del fatto al proprio Ordine professionale, ammesso che tale obbligo sia previsto.
In quarto luogo, il Consiglio dell’Ordine “evidenzia l’uso strumentale che si intende fare dei professionisti, in particolar modo degli Avvocati, allorquando con l’adesione al Comitato, si obblighino gli stessi – in modo aprioristico e generico - a porre in essere scelte commerciali”.
Preliminarmente, si fa osservare che non vi è alcun “obbligo”, bensì l’impegno “a preferire, sia nello svolgimento dell'attività professionale che nella qualità di cittadino consumatore, i prodotti, i beni e i servizi offerti dai Professionisti Liberi, dalle imprese inserite nel circuito del Consumo critico Addiopizzo e dalle aziende che producono sui beni confiscati alle Mafie”.
Sin dal 2004, nella prima lettera di Addiopizzo alla cittadinanza veniva esplicitato il concetto cardine per la mobilitazione sociale invocata: “Quando giornalmente facciamo la spesa pensiamo forse che comprandoci semplicemente di che vivere abbiamo appena lasciato denaro anche alla mafia? Certo che no, eppure è così. Se i panifici, i negozi d’abbigliamento, i tabacchi, i bar, le carnezzerie, i negozi di forniture per uffici, le pescherie, le librerie, le gelaterie, i cinema, i fiorai, i negozi di giocattoli, le onoranze funebri e chi più ne ha più ne metta, sono costretti a pagare il pizzo, lo fanno con i soldi che tutti quanti spendiamo in questi esercizi commerciali. Se una percentuale del loro guadagno va alla mafia, una percentuale, seppur minima, dei nostri soldi va alla mafia. I commercianti pagano per non aver bruciato il locale, o perché soggetti a continui atti di intimidazione. Tutti gli altri pagano, paghiamo, per “aver protetta” l’integrità della nostra coscienza dalla consapevolezza che siamo schiavi di un sistema capillare di violenta prevaricazione. Paghiamo per dimenticare che l’insieme di tutti i passi che percorriamo quotidianamente per fare la spesa definisce le maglie della rete economica con la quale la mafia si sostenta e ci opprime”.
E’ in questa ottica, di fare appello a tutti i cittadini, anche ai professionisti, di un maggiore impegno sociale, di un maggiore sostegno ad ogni iniziativa, anche degli Ordini professionali, per la legalità e la giustizia, per liberare la Sicilia e l’Italia dall’oppressione delle mafie, che deve essere letta la mobilitazione del Movimento dei Professionisti liberi.
Per questi motivi, i ProfessionistiLiberi saranno a fianco del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Palermo nel suo impegno alla vigilanza ed all’intervento “sulle condotte di quei professionisti che, nell’adesione assunta nella libera e democratica partecipazione ad associazioni, dovessero violare le norme espressamente previste dal Codice deontologico, in esse ricomprese quelle volte alla tutela dei principi fondamentali di libertà, autonomia ed indipendenza dell’avvocato”.
Il Comitato ProfessionistiLiberi
Palermo, 10/11/11

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