di Giulio Giallombardo
A volte la morte gioca brutti scherzi. Si diverte a prenderci in giro come col soldato a Samarcanda. Può capitare, infatti, di apprendere dai necrologi di un giornale di essere andati all’altro mondo, pur essendo ancora vivi e vegeti. Pirandello docet. Il “fu Mattia Pascal” dei nostri giorni ha un nome: Giuseppe Scarso, 64 anni, nato a Rosolini, in provincia di Siracusa, e deceduto, secondo gli archivi del Comune, il 6 ottobre scorso. L’uomo, un operatore ecologico in servizio a Modica, nel Ragusano, ha scoperto di "essere morto" leggendo il suo necrologio, con tanto di foto, sul Corriere Elorino.
La finta dipartita è ovviamente figlia di un clamoroso equivoco. L’Ospedale Umberto I di Siracusa aveva trasmesso, infatti, al comune di Rosolini l’avvenuto decesso di Giuseppe Scarso; dagli archivi risultava soltanto una persona con lo stesso nome, per cui non sembravano esserci dubbi sull’identità. Soltanto in un secondo tempo, si è scoperto che l’uomo deceduto, un omonimo nato nello stesso anno, non era residente a Rosolini, ma nella vicina Avola. Insomma, un vero e proprio scambio di persona.
Ma non è tutto: la paradossale vicenda non si è ancora risolta. Lo apprendiamo leggendo quanto afferma lo stesso “morto che parla”, Giuseppe Scarso, sul sito internet di Radio Rtm. “La mattina – dice – per venire a lavorare a Modica mi devono accompagnare i miei figli perché mi è stata ritirata la patente. Il medico non mi rilascia ricette per medicinali, all’Asp non risulto. I miei figli sono andati a richiedere un certificato di morte al Comune, ma li hanno mandati via”. Che dire, l’angusto labirinto della burocrazia non risparmia nessuno, vivi o morti che siano.
SiciliaInformazioni, 22 novembre 2011
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