martedì, novembre 08, 2011

Il pubblico ministero in aula accusa i boss: "Il piccolo Giuseppe Di Matteo fu torturato"

Il piccolo Giuseppe Di Matteo
Requisitoria dell'accusa al processo per il rapimento e l'uccisione del figlio del pentito Santino Di Matteo che venne sequestrato il 23 novembre del '93 e poi strangolato e sciolto nell'acido. Dell'omicidio sono accusati Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca, già condannati in un altro processo, il capomafia latitante Matteo Messina Denaro, Gaspare Spatuzza, Giuseppe Graviano, Francesco Giuliano, Luigi Giacalone e Salvatore Benigno. PALERMO - "Il piccolo Giuseppe Di Matteo non solo viene privato della sua infanzia ma viene torturato dai suoi aguzzini che prima lo sequestrano e dopo 779 giorni di prigionia lo uccidono strangolando un corpicino ormai inerme e poi lo sciolgono nell'acido".
Con queste parole il pm Fernando Asaro sta ricostruendo davanti ai giudici della Corte d'Assise di Palermo il rapimento e l'uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio dodicenne del pentito Santino Di Matteo sequestrato il 23 novembre del '93 e ucciso nel gennaio del '96. Il sequestro del bambino "venne deliberato da Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca (già condannati in un altro processo), Matteo Messina Denaro e Giuseppe Graviano". "Agli stessi mafiosi a cui era stato affidato il bambino durante i suoi spostamenti - dice Asaro - ripugnava tenere segregato il piccolo Di Matteo sequestrato per fronteggiare il dilagante fenomeno dei collaboratori di giustizia e per dare loro un segnale. Il collaboratore di giustizia Ciro Vara ha raccontato che gli era stato riferito che si trattava di un ragazzo di almeno 18 anni invece quando gli portarono il bambino di 12 anni rimase colpito". Per il pm "il sequestro doveva essere utizzato come simbolo per colpire tutti i collaboratori di giustizia". Quando lo rapirono "lo fecero con l'inganno - spiega il pm - si travestirono da agenti della Dia dicendogli che lo avrebbero portato dal padre pentito e lui esclamò felice: 'sangue mio, mio padre, amore mio'. Invece venne portato in un casolare di Misilmeri e da lì iniziò la lunga prigionia". "Fu Graviano che organizzò il rapimento nel maneggio - dice il magistrato ricordando le parole di Giovanni Brusca - il bambino fu segregato per più di due anni fino a essere ucciso nel gennaio del '96 e poi sciolto nell'acido".

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