martedì, novembre 01, 2011

Il giudice Antonio Ingroia: “Impegnato in politica? Non vedo le condizioni”

Antonio Ingroia
“Io una toga rossa? E’ un giudizio da schieramento politico e quindi lo considero un insulto”. E’ quanto ha dichiarato il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia,
ospite di “24 Mattino” dopo le polemiche che hanno accompagnato la sua partecipazione a un convegno del Pdci in cui il magistrato si era dichiarato “partigiano della Costituzione”. “Ho detto una cosa ovvia – ha detto Ingroia a Radio 24 – ma ho visto che si manipolano le mie dichiarazioni, come sul Giornale dove un titolo ieri diceva ‘Ingroia confessa di essere comunista’. Io non mi sono dichiarato partigiano comunista ma partigiano della Costituzione”.
Ma c’era davvero bisogno di dire una cosa così ovvia? “Non si può non vedere che è in atto una chiara manovra di assedio nei confronti di alcuni principi costituzionali – ha risposto Ingroia – Basti pensare alle leggi ad personam, alla legge sulle intercettazioni, tutte leggi che puntano a restringere i margini di autonomia e indipendenza della magistratura e intaccare il principio costituzionale di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Io rivendico solo il diritto di partecipare al dibattito politico sui progetti di legge. Avrà diritto la magistratura a dire la propria? Poi il Parlamento è sovrano e se approva queste leggi, io magistrato non posso far altro che applicarle”.
Ingroia poi ha ribadito che non smetterà di intervenire a convegni, anche politici, se chiamato a parlare di temi della giustizia”. Infine una battuta sulle voci che lo danno prossimo a una discesa in campo in politica: “Mai in politica? – ha commentato Ingroia – Mai è un impegno che non viene chiesto a nessun cittadino italiano, per cui non può essere chiesto neanche a un magistrato. Però al momento non ne vedo le condizioni. In linea di principio i magistrati non possono essere espropriati del diritto di elettorato attivo o passivo. Però ci sono profili di opportunità: non è opportuno che un magistrato si candidi in un luogo dove ha esercitato le funzioni fino a poco tempo prima. Inoltre c’è il tema del rientro in magistratura dopo l’esperienza politica e qui c’è un dibattito in corso: c’è chi si dimette totalmente come ha fatto il ministro Palma, ma lo ha fatto dopo che e’ stato nominato ministro alla Giustizia, oppure c’è chi si impegna a non tornare in ruoli e in funzioni calde, come ha fatto Giuseppe Ayala”.

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