Il generale Teo Luzi |
Il rischio per l’economia legale è palese: l’economia mafiosa “droga” i circuiti, altera i principi del libero mercato, facendo ricorso a meccanismi non contemplati dal mondo imprenditoriale (disponibilità di ingenti quantità di liquidità senza dover pagare interessi e/o utilizzo della forza intimidatrice), incentivando l’economia sommersa e la sottrazione di masse finanziarie al fisco. Il generale ha inoltre messo in luce che un aspetto di grande interesse è l’impiego successivo di questi beni. Infatti, quando possibile il bene assolve ad una specifica missione sociale: ovvero quella di affermare la sovranità dello Stato con la restituzione ai cittadini e alle istituzioni dei patrimoni illecitamente accumulati da Cosa nostra. La confisca di un bene appartenuto alla criminalità e la sua utilizzazione per finalità pubbliche è oggi un importante strumento da utilizzare per la diffusione della legalità. E’ un modo per ridare fiducia ai cittadini. Il bene confiscato deve favorire forme qualificate di incontro dei cittadini con le istituzioni. Occorre non perdere la memoria della provenienza del bene specie quando viene usato, ad esempio, come Stazione dei Carabinieri. Attualmente solo nella Provincia di Palermo i Carabinieri dispongono di oltre 43 strutture oggetto di confisca negli anni passati. Le stesse sono di varie dimensioni, da un appartamento a condomini di 8 piani destinati a uffici, alloggi, centri operativi. L’Arma sta facendo un rilevante lavoro in questo settore investigativo, sotto l’indirizzo della Procura di Palermo, in particolare del dott. Vittorio Teresi, titolare di queste indagini. Le condanne per mafia sono importantissime, però, non bastano. Gli imprenditori vicino a Cosa nostra, durante la detenzione dei boss mafiosi, continuano a gestire i loro patrimoni alterando le logiche di mercato. Non dimentichiamoci mai che chi gestisce queste ingenti risorse finanziarie costituisce una vera e propria macchina del consenso sociale. Offre posti di lavori, clientele, protezione, in una terra afflitta dalla disoccupazione. La confisca dei patrimoni mafiosi è la nuova frontiera della lotta a Cosa nostra. Solo togliendo ai mafiosi i beni accumulati e gestiti con criteri criminali, è possibile ristabilire in Sicilia quei fattori di legalità alla base dello sviluppo economico.
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