martedì, novembre 08, 2011

Berlusconi in Aula si ferma a quota 308. Presto al Colle dal Presidente Napolitano: «Ma non mi dimetto»

Bersani: «Lasci o considereremo altre iniziative». Bossi: «Silvio si faccia da parte, Alfano premier». MILANO - La Camera approva il rendiconto generale dello Stato. Ma Silvio Berlusconi perde la maggioranza. I «sì» si fermano a quota 308, otto voti sotto la maggioranza assoluta. Il centrodestra minimizza e parla di «numeri previsti», ma l'opposizione insorge in Aula e chiede pubblicamente al premier un passo indietro. «Rassegni le sue dimissioni e rimetta il mandato al capo dello Stato», è l'invito che il leader Pd Pier Luigi Bersani gli rivolge, prendendo la parola a Montecitorio subito dopo il voto. «Rassegni le dimissioni e qui faremo la nostra parte per il Paese. Se lei non lo facesse le opposizioni considererebbero iniziative ulteriori perché così non possiamo andare avanti», aggiunge il segretario dei democratici, facendo implicito riferimento alla mozione di sfiducia di cui si è parlato nei giorni scorsi e specificando a più riprese nel suo discorso che la maggioranza non esiste più.
Alle 18,30 il Cavaliere si recherà al Quirinale. Fonti della maggioranza chiariscono però che Berlusconi non andrà a rassegnare le dimissioni ma per un confronto con il capo dello Stato.
«DECIDIAMO SUBITO COSA FARE» - I «sì» 308, nessun contrario e un astenuto (il pdl Franco Stradella). I non votanti 321. Immediatamente dopo il voto (che ha fatto risalire lo spread), il premier si è messo a controllare il tabulato dei voti, per verificare di persona chi si è espresso a favore e chi non ha votato. Ai fedelissimi Berlusconi non ha nascosto amarezza e delusione. «Mi hanno tradito, ma questi dove vogliono andare?», avrebbe detto ad un gruppo di esponenti del Pdl riuniti attorno ai banchi del governo nell'emiciclo. Quindi l'invito a «stringersi» e a «decidere subito cosa fare». Dopo il voto Berlusconi ha incontrato Umberto Bossi e Roberto Calderoli, nella sala del governo. Quindi il vertice a Palazzo Chigi con il Senatùr, Gianni Letta e Angelino Alfano.

CHI NON HA VOTATO - Undici i deputati di centrodestra che non hanno partecipato al voto. All'astenuto Stradella vanno aggiunti i pidiellini Roberto Antonione, Fabio Gava, Gennaro Malgieri (che era in bagno e si è scusato), Giustina Destro, più Alfonso Papa (ai domiciliari). Assenti al voto anche gli esponenti del Misto Calogero Mannino, Giancarlo Pittelli, Luciano Sardelli, Francesco Stagno D'Alcontres e Santo Versace.

IL FOGLIETTO - Che la situazione fosse incerta lo aveva dimostrato già il fatto che i malpancisti recatisi a Palazzo Grazioli avevano trovato il Cavaliere che maneggiava un foglietto. Uno schema a tutta pagina con in bella mostra alcuni punti interrogativi. «Prendo la fiducia? Lascio? Governo tecnico? Reincarico?». Ad ogni domanda Berlusconi aveva inserito sul foglio una risposta, un percorso, evidenziando i pro e i contro delle ipotesi in campo.

IL SIPARIETTO- Prima del voto, Bossi aveva confermato ai cronisti che la Lega ha chiesto al premier alleato un passo indietro, anzi di lato, per fare spazio ad Alfano, favorendo così l'ascesa a Palazzo Chigi dell'ex Guardasigilli ora segretario del Pdl. Per il numero uno del Carroccio Alfano rappresenta la garanzia che si continuerà a percorrere la strada del federalismo, formando un nuovo esecutivo che mantenga il veto sull'Udc. Mini-siparietto, sempre prima del voto tra Bossi e Massimo D'Alema. Il Senatùr all'esponente del Pd: «Allora, che fate?». Secca la risposta: «È chiaro quello che vogliamo fare: cerchiamo di mandarvi a casa. È il compito di ogni opposizione» risponde. C. Arg.
Il Corriere della sera, 8 novembre 2011

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