Totò Riina |
Affidarlo a un avvocato affinché si faccia 'un avvenire' in Toscana, lontano dalla Sicilia. E' il progetto del boss per il figlio appena scarcerato. Ma gli investigatori si chiedono cosa nasconda
Per Totò Riina suo figlio "Salvuccio" di 34 anni, dopo il carcere non avrebbe dovuto mettere piede a Corleone. Né in Sicilia. Il capo di Cosa nostra - che è sempre prodigo di messaggi sibillini - ha programmato da tempo un futuro diverso per il suo giovane rampollo, che in cella ha trascorso complessivamente otto anni per mafia. Salvuccio la scorsa settimana è tornato in libertà ostentando il sorriso sulle labbra. Una posa d'altri tempi, che imita i grandi boss scarcerati negli anni Settanta. Quando il penitenziario era considerato un'università del crimine e la liberazione una laurea per avanzare di grado. Secondo quanto ha appreso "l'Espresso", Totò Riina vorrebbe che il suo unico figlio maschio in libertà dimenticasse Corleone: confida che il suo avvenire si svolga in Toscana, lontano dal borgo arroccato sulle montagne che segnano il confine della provincia di Palermo. Questa volontà del "capo dei capi" è stata registrata dagli investigatori durante il colloquio avvenuto nel luglio dello scorso anno fra lo "zio Totò" e suo figlio Giovanni, 35 anni e un ergastolo da scontare. Entrambi pensano al destino di Salvuccio fuori dalla prigione. "Gli voglio consigliare, se potesse andare dalle parti di Firenze, perché al paese (Corleone, ndr.) non glielo fanno stare". Anche nel rigore del carcere duro, il vecchio padrino sapeva prevedere che a Corleone non avrebbe tirato aria buona per il giovane Riina. E così è stato. Il sindaco e una parte degli abitanti lo hanno indicato come persona "indesiderata". E lo stesso clima si respira a Padova, dove il giudice di sorveglianza lo aveva inviato a lavorare in una onlus che si occupa del recupero di tossicodipendenti. Ma quella di Corleone è una scelta obbligata: Salvuccio deve scontare un residuo di un provvedimento di prevenzione emesso nel 2002 dal tribunale di Palermo. Le parole di Totò Riina però vanno sempre lette con attenzione per cercare di filtrare veleni e "tragedie", termine con cui i mafiosi indicano manovre e depistaggi. Quel figlio è l'unico erede che può ancora avere un futuro e vuole che ciò avvenga a Firenze. Per questa operazione lo affida ad un legale che secondo il padrino potrebbe trovargli un lavoro vicino al capoluogo toscano. "Perché sotto la guida di questo avvocato, potrebbe farsi un avvenire". Giovanni Riina ribatte al padre: "Non ti preoccupare, Salvo non è stupido". Solo le preoccupazioni di un padre? Chi conosce il boss e il suo linguaggio, pensa invece che "queste parole forse nascondono qualcosa legato a Cosa nostra". Quando nel confronto racconta le accuse che in passato gli hanno rivolto i pm, Riina senior usa un tono lamentoso, nel tentativo di impietosire gli inquirenti: "Dicono che ho mandato il figlio a Corleone a comandare, perché deve fare il capo mafia e deve prendere il posto del padre... un bambino, un ragazzo a 23 anni, un geometra...". E ora gli investigatori si chiedono cosa nasconda quell'indicazione toscana. Perché, come disse il pentito Gaspare Mutolo, "Riina a guardarlo sembra avere la faccia da angioletto, ma inganna, perché quel volto apparentemente innocente, nasconde un diavolo".
L'Espresso, 7 ottobre 2011
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