|
Riina Salvuccio |
Dopo aver scontato una pena di otto anni e dieci mesi per associazione mafiosa, sabato è uscito dal carcere di Voghera e, da Nord a Sud, sono iniziate le prime polemiche. Giuseppe Salvatore Riina, detto ‘Salvuccio’, 34 anni, terzogenito del capomafia Totò Riina, è tornato nella sua Corleone (Palermo), nell’abitazione della madre Ninetta Bagarella, e il sindaco ha già fatto sapere di ritenerlo ”persona non gradita”. Il figlio del boss avrebbe voluto raggiungere Padova e lavorare in un’associazone onlus, ma i giudici gli hanno imposto l’obbligo di dimora e di rientro a casa entro le 21 da scontare proprio a Corleone. Adesso, commenta Salvuccio Riina intervistato dal Corriere della Sera, ”dopo 8 anni e 10 mesi sono un uomo libero. Un uomo che ha studiato, si è diplomato, studia all’università e vuole vivere la sua vita da cittadino di questo Stato riprendendo a lavorare, come è diritto di chi ha pagato il suo conto, come vorrei ricordare a quanti richiamano sempre le regole e le norme della Costituzione”. Chi ha pagato, evidenzia Riina junior dopo le dichiarazioni del sindaco di Corleone e del governatore del Veneto, che ha già detto di non volere il figlio del boss a Padova, ”ha diritto o no in questo paese di rifarsi una vita, anzi a riprendersi quanto, a torto o a ragione, gli hanno tolto?”. La Costituzione, prosegue, ”prevede non il recupero, ma il reinserimento degli ex detenuti. E’ stata Francesca Casarotto, il mio avvocato, a stabilire contatti con i dirigenti della onlus di Padova. Non debbo andarci perchè i leghisti e il governatore Zaia non vogliono? Beh, ditemi dove andare. Io nemmeno a Corleone volevo tornare”. Insomma, ”ci sarà la libertà di vivere e lavorare da qualche parte. Non mi vogliono qui, non mi vogliono lì, al Sud, al Nord…Non è questo lo spirito della Costituzione, bisognerebbe ricordare a sindaci e governatori”.
Fonte Asca (pubblicato da Narcomafie, ottobre 2011)
1 commento:
Il signor Giuseppe Salvatore Riina cita la Carta costituzionale, reclama il suo diritto di cittadinanza. Penso che gli vada riconosciuta l' opportunità di diventare cittadino della nostra Repubblica che non puó prescindere, tuttavia, da una sua preliminare, seria e netta scelta di campo, rinnegare l'organizzazione criminale cosa nostra e passare dalla parte dello Stato. Possono bastare piccoli gesti, ma dal grande significato anche simbolico, per intraprendere questo percorso venga ad esempio a lavorare volontariamente nelle nostre terre confiscate a Corleone dalla Stato alla mafia. Sarebbe un modo, inoltre, per verificare se, realmente, l'espiazione della pena ha sortito gli effetti che la Carta costituzionale gli attribuisce, la rieducazione del condannato.
Posta un commento