L'indagine del Nucleo operativo ecologico dei carabinieri chiama in causa Giuseppe Liga, architetto considerato erede dei boss Lo Piccolo. A Partanna-Mondello l'area incriminata PALERMO - Traffico di rifiuti e la realizzazione e la gestione di una discarica non autorizzata con l'aggravante di avere favorito la mafia. E' quanto scoperto a Palermo dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico. L'indagine chiama in causa Giuseppe Liga, architetto considerato erede dei boss Lo Piccolo e reggente del mandamento di San Lorenzo, che avrebbe commesso, in concorso con altri, una serie di reati ambientali causando, dicono gli investigatori, "un gravissimo pregiudizio dell'assetto del territorio". L'operazione, denominata "Dangerous hole", ha fatto scattare tre ordini di custodia cautelare, uno dei quali notificato a Liga, già detenuto. I tre sono accusati di avere organizzato un traffico illecito di rifiuti e di avere gestito una discarica non autorizzata, causando gravissimi danni al territorio, con l'aggravante di avere favorito l'organizzazione mafiosa. I carabinieri del Noe già il 12 maggio 2010 avevano sequestrato una grossa discarica abusiva all'interno del cantiere della ditta Euteco srl nella borgata palermitana di Partanna Mondello. L'impresa, secondo gli inquirenti, era riconducibile proprio al professionista-boss. Nell'area erano stati sotterrati una grande quantità di rifiuti speciali di vario tipo: detriti, materiali plastici da imballaggi, batterie al piombo e oli minerali esausti, rifiuti che proverrebbero dalle attività imprenditoriali della Euteco, ditta che nel corso degli anni si era aggiudicata numerosi appalti per la manutenzione degli impianti e delle linee elettriche nella provincia di Palermo. Per realizzare il terrapieno in cui erano stati nascosti i rifiuti, l'area era stata sopraelevata di tre metri. La ditta, il 22 marco 2010 era stata sottoposta a sequestro preventivo da parte della Dia nell'ambito dell'operazione che aveva portato all'arresto di Liga, insieme ad Amedeo Sorvillo e Agostino Carollo, formalmente cointestatari della società, ritenuta, però, del capomafia.
La Repubblica, 17.10.2011
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