di ISABELLA NAPOLI
L'associazione che raduna 80 mila imprese nell'Isola approva un nuovo codice etico che prevede l'obbligo di denuncia delle estorsioni e dovrà essere sottoscritto da chi aderisce all'associazione. Espulso chi riporta condanne per mafia. I primi chiamati a firmare sono i duemila dirigenti
PALERMO - Gli imprenditori siciliani che pagano il pizzo senza denunciarlo saranno sospesi da Confcommercio. Chi verrà condannato in via definitiva per reati di mafia sarà espulso. E i nomi delle aziende virtuose saranno resi noti tra un paio di mesi con una campagna su giornali, manifesti e Internet. È la svolta impressa dal nuovo codice etico approvato due giorni fa all'unanimità dai vertici delle nove associazioni provinciali che fanno capo a Confcommercio Sicilia. Undici articoli che inaspriscono le regole per entrare a far parte dell'associazione e che impegnano i soci a "rifiutare ogni rapporto con le organizzazioni mafiose", a prendere le distanze anche dalla "mafia dei colletti bianchi" e dai reati di "corruzione e turbativa d'asta".
I primi chiamati a firmare le nuove regole sono i duemila dirigenti dell'associazione: presidenti, segretari, funzionari. I nomi di questi imprenditori saranno resi noti entro Natale. Ma l'appello a rinunciare alle connivenze con il sistema mafioso è lanciato a tutte le 80 mila imprese dell'associazione, dai piccoli esercizi agli ipermercati, dagli albergatori alle imprese di trasporto. Potranno presentarsi da oggi nelle sedi delle associazioni provinciali e firmare il nuovo codice, mentre i nuovi iscritti saranno obbligati a farlo al momento dell'adesione. Per i vecchi associati l'ultimatum scade a fine anno, insieme con il termine delle iscrizioni: chi non firma sarà fuori dal sistema associativo. Inaspriti anche i provvedimenti disciplinari per gli indagati. "La sospensione scatterà subito nel caso in cui l'imprenditore sia rinviato a giudizio per reati di associazione mafiosa - spiega Pietro Agen, presidente di Confcommercio Sicilia - l'espulsione sarà definitiva in caso di condanna".
La campagna per la legalità, a una settimana dalle dimissioni collegiali dal parlamentino di Confcommercio Palermo, ha fatto superare le divergenze storiche tra il numero uno di Confcommercio Sicilia e il presidente uscente della federazione palermitana, Roberto Helg, in attesa di riconferma. Più diplomatico Helg sulle scelte del governo Lombardo, più duro Agen che non ha mancato di attaccare il governatore sulla mancanza di provvedimenti regionali contro la crisi. Helg, come gli altri dirigenti uscenti, ha firmato il nuovo codice, e la sua vice Rosanna Montalto, che ha la delega alla Legalità, ha contribuito alla stesura.
Sia Helg che la Montalto rivendicano all'associazione palermitana il primato della battaglia contro il pizzo. "Prevediamo l'espulsione già dal 2005 - dice il presidente - e da anni ci costituiamo parte civile nei processi di mafia". "Negli ultimi sei anni l'applicazione delle norme etiche - incalza la Moltalto - ha portato a quattro sospensioni di soci rinviati a giudizio per favoreggiamento e a nove espulsioni per condanne". E se nelle varie province i presidenti stanno già convocando dirigenti e associati perché firmino il patto e c'è chi come Sandro Romano, a capo della federazione siracusana, si impegna "a pubblicare al più presto i nomi delle imprese che hanno detto no al racket, anche per orientare i consumatori", un plauso all'iniziativa arriva dal presidente nazionale, Carlo Sangalli: "Mi auguro - dice - che lo stesso percorso sia intrapreso dalle altre realtà regionali".
(La Repubblica, 18 ottobre 2011)
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