La locandina della manifestazione |
di SALVO VITALE
Nell'atrio del Convento dei Carmelitani , ha avuto luogo l'atteso incontro, voluto e organizzato dalla Consulta Giovanile, col beneplacito del Comune, sullo scabroso tema dei rapporti tra mafia e politica. L'atrio era arredato da alcuni quadri di Gaetano Porcasi, raffiguranti, in gran parte, vittime, vicende, simboli e storie di mafia, secondo il personalissimo stile che ormai caratterizza la pittura di questo artista.
L'incontro era stato preceduto, nei giorni passati, da alcuni attriti tra le due correnti di destra e sinistra presenti nella Consulta. I giovani orientati a destra avrebbero preferito, non si sa in base a quale valutazione, che non si parlasse di politica, e avevano cercato di convincere Gaetano Porcasi a non esporre il quadro in cui è rappresentato Cuffaro dietro le sbarre. In precedenza c'era stato qualche alterco sull'indicazione dei giudici da invitare, e alla fine si era trovato un accordo sui nomi di Morosini, segnalato dalla destra, e Del Bene, segnalato dalla sinistra. E proprio Morosini, che con la destra non ha nulla da spartire, ha ricordato nei particolari la vicenda che ha portato in carcere l'ex-governatore della Sicilia, il quale, tra lo stupore di tutto il mondo, ha festeggiato, con i cannoli, la sua condanna a cinque anni, salvo poi essere eletto senatore alcuni mesi dopo e avere consentito, grazie all'alto numero di voti, la presenza dell'UDC di Casini in Parlamento. Difficile capire cosa passa nella testa di questi picciotti, soprattutto come si può parlare di mafia senza parlare di politica. Se i due mondi fossero separati, come qualche pseudo studioso e qualche politico vorrebbe farci credere, se lo stato e la mafia fossero in lotta tra di loro, a quest'ora saremmo liberi dalla mafia da lungo tempo. Dietro la presentazione di Pino Maniaci, si sono alternati al microfono l'assessore Bartolo Parrino, che ha letto una relazione preparata con molto scrupolo, il giudice Del Bene, che ha dato uno spaccato di un territorio sul quale egli indaga ormai da più di dieci anni, e che ha fatto riferimento all'anomalia di Partinico nel contesto degli equilibri mafiosi, nel senso che non esiste la mediazione, come strategia mafiosa del comportamento , ma ancora si ricorre al delitto e alla violenza. A seguire ha parlato l'altro giudice Morosini, allargando l'analisi alle vicende siciliane dell'ultimo decennio. Un poliziotto della catturandi, la cui sigla è IMD, ha raccontato alcuni episodi relativi alla cattura di Vito Vitale e di altri noti mafiosi. Alla fine tutti i rappresentanti delle Associazioni presenti, dall'Associazione Rita Atria, all'Osservatorio sulla Legalità, all'Associazione Peppino Impastato all'Associazione Radio Aut, a Libera e molte altre, hanno dato il proprio saluto, soffermandosi in gran parte sulle scritte offensive nei confronti di Pino Maniaci, al quale è stata espressa solidarietà, e sulla necessita di sapere andare oltre le divisioni ideologiche, per costruire insieme una realtà e una strategia per liberare la Sicilia dalla morsa della mafia. Ci è parso comunque che, rispetto a una mafia che ancora spara, incendia macchine ed edifici, controlla le grandi attività commerciali ed esibisce la sua forza e la sua violenza, l'antimafia locale, per quel poco che esiste, si perde in un labirinto di sterili polemiche: addirittura qualcuno, che rappresenta il cosiddetto Parlamento della Legalità,, al quale hanno aderito alcuni giovani partinicesi, non ha partecipato all'iniziativa perché polemizzare significa fare un favore alla mafia. C'è anche questa gente!!!.Purtroppo altrove si è fatto qualche timido passo in avanti, soprattutto nella ribellione al pagamento del pizzo. Ma l'Antimafia vera e dirompente, quella espressa dalla gente che lavora o da quella che vuole lavorare e non trova lavoro, è un'altra cosa da quella fatta dai figli di papà: in questo senso la strada è lunga ed è fondamentale non percorrerla in solitudine.
(Salvo Vitale)
Fonte: www.corleonedialogos.it
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