ROMA - Oggi manifestazioni in 100 piazze italiane, da Torino a Catania, braccia incrociate per 8 ore, stop dei trasporti: è arrivato il martedì scelto dalla Cgil per lo sciopero generale, in perfetta coincidenza con l'approdo del decreto 'incriminato' nell'aula del Senato.
CORTEO A PALERMO - Con in testa il leader della Fiom, Maurizio Landini dietro lo striscione "Crescita, equità e giustizia sociale" è partito da piazza Croci, a Palermo, il corteo per lo sciopero della Cgil contro la manovra bis. I manifestanti attraverseranno via Libertà per raggiungere piazza Verdi dove il segretario della Fiom concluderà il comizio. Manifestazioni sono in corso anche nelle altre province della Sicilia. Per Landini "ancora una volta i moniti della comunità europea indicano che abbiamo un governo allo sbando e non credibile. Con lo sciopero si chiede un cambiamento e serietà di fondo nel rispetto del paese". "Bisogna cancellare le norme che mettono in discussione il contratto nazionale, lo statuto dei lavoratori e i diritti - aggiunge Landini - che non c'entrano con la crisi e che puntano a fare diventare il modello Fiat un modello per il Paese". Per il segretario della Fiom "occorre restituire alla manovra un carattere di equità, facendo pagare chi non ha pagato". "Oggi sarà una straordinaria giornata - sostiene - che porterà un piazza anche iscritti ad altri sindacati. Noi comunque non abbiamo intenzione di fermarci, la nostra iniziativa non si conclude oggi". Cinque giovani con abiti da medico, laureato, metalmeccanico, operaio e precario per rappresentare le fasce più colpite dalla crisi. Con tanto di trampoli i cinque si sono messi alla testa del corteo della Cgil per la manifestazione a Palermo contro la manovra bis. Al collo ognuno dei cinque giovani aveva un cartello: in quello del medico c'era scritto "suture non tagli", nel cartello del metalmeccanico "noi in fabbrica a costruire, voi sulle poltrone a demolire". Tra le bandiere della Cgil, in mezzo al corteo c'era anche una folta rappresentanza della comunità bengalese che con cartelli e striscioni chiedevano il rilascio del permesso di soggiorno e il riconoscimento dei diritti fondamentali. "Siamo lavoratori anche noi - dice Shamin, uno dei promotori dell'iniziativa - abbiamo diritti che vanno tutelati anche se veniamo da un altro Paese. Alcuni di noi oltretutto sono stati 'truffatì in occasione della sanatoria del 2009, abbiamo anche pagato per un permesso di soggiorno che non è mai arrivato". A Palermo la comunità del Bangladesh è composta da circa tremila persone.
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