domenica, luglio 24, 2011

Spulciando tra le carte dell'Operazione "Apice"...

L'arresto di Francesco Grizzaffi (agosto 2008)
di DINO PATERNOSTRO
Spulciando le “carte” giudiziarie (ormai pubbliche) dell’operazione “Apice”, che ha portato in carcere Gaetano Riina, fratello di Totò Riina, e i pronipoti del boss mafioso, si scopre che il Pubblico Ministero del Tribunale di Palermo, oltre che per Gaetano Riina, Giuseppe Grizzaffi, Alessandro Correnti e Giovanni Durante, aveva richiesto la custodia cautelare in carcere anche per Anna Gaetano Spadafora, moglie di Mario Salvatore Grizzaffi, «per avere ricevuto periodicamente le somme di denaro provenienti dal delitto di estorsione aggravata posta in essere tra il 2005 e il 2006 da Provenzano Bernardo, Grizzaffi Francesco e Grizzaffi Mario Salvatore ed altri, in danni dell’imprenditore Romeo Salvatore, procuratore generale della Alizoo Torre dei Fiori s.r.l. (…) fino al giugno del 2010». Pare, non meno di trentamila euro l’anno. E si scopre anche che era scoppiata (ed è ancora in corso) una “guerra” per la definizione dei confini territoriali tra il mandamento mafioso di Corleone e il mandamento mafioso di S. Giuseppe Jato. Uno dei motivi principali di questa “guerra” era (ed è) il “diritto” ad imporre il pizzo alla ditta Alizoo Torre dei Fiori, posta proprio al confine tra i due mandamenti. La questione dei confini territoriali fu affrontata nel summit mafioso del 2 settembre 2008, al quale parteciparono Gaetano Riina e Alessandro Correnti per i “corleonesi” dell'ala "riiniana" ed esponenti non individuati del mandamento di S. Giuseppe Jato. Un progetto di revisione territoriale (a favore della mafia di S. Giuseppe Jato), che fu appoggiato probabilmente anche da Rosario Lo Bue, presunto reggente della famiglia mafiosa di Corleone (secondo gli elementi raccolti dagli inquirenti nelle indagini dell’operazione “Perseo”), «per motivi di ripicca, per rivalersi dalla sua esclusione dagli incassi» operata dai fratelli Grizzaffi, nipoti di Totò Riina, in particolare dal «signorino Francesco», come viene fuori dalle intercettazioni. A quel summit il “vecchio” Gaetano Riina e il “giovane” Alessandro Correnti sostennero con forza la necessità di lasciare tutto immutato. Evidentemente, quell'incontro non ha risolto la controversia sulle competenze territoriali dei due mandamenti, se l’11 gennaio del 2010 è stato assassinato Nicolò Romeo, uno dei titolari dell’Azienda Alizoo Torre dei Fiori. Un omicidio che ha creato imbarazzo nella “famiglia” mafiosa di Corleone: Romeo pagava il pizzo e andava protetto. E invece fu assassinato.

Il Giudice per le indagini preliminari non ha accolto la richiesta di arresto per Anna Gaetana Spadafora, perché la donna – secondo il giudice - aveva un «ruolo non primario» nell’operazione estorsione. Resta confermato, però, il ruolo concreto, di sostegno pratico all’organizzazione, che le donne hanno in Cosa Nostra, anche nella Cosa Nostra “corleonese”. Non a caso, sabato scorsi a Firenze, al raduno nazionale di “Libera”, il magistrato palermitano, Teresa Principato, ha detto: «In questa fase, nella quale Cosa nostra non compie atti di sangue, la donna si è ritagliata un ruolo attivo e spesso essenziale, occupandosi della gestione dei profitti e degli aspetti finanziari dell’attività delle cosche».

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