Il prefetto che si era candidato a sindaco di Napoli ricorre al Tar contro la sostituzione. Ed è la paralisi. La pronuncia dei giudici è attesa entro fine luglio. Interrogazione del Pd a Maroni
di ALESSANDRA ZINITIUna poltrona per due prefetti. Che non l'avesse presa bene l'aveva fatto capire subito, ad appena mezz'ora dal suo siluramento deciso in Consiglio dei ministri. "Lo so dai giornalisti", era stato il commento di Mario Morcone alla notizia della nomina di Giuseppe Caruso, prefetto di Palermo, alla direzione dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati. Nessuna comunicazione ufficiale per quell'avvicendamento che ai vertici del Pd, che lo avevano candidato a sindaco di Napoli, è sembrata una ritorsione. E così nella sua stanza nella megasede dell'Agenzia, in via dei Prefetti, Morcone è rimasto. E lì, con non poco imbarazzo, il prefetto Caruso lo ha trovato quando è andato a prendere possesso del suo nuovo incarico.
"Io da qui non mi muovo", avrebbe annunciato Morcone che, senza alcuna intenzione di passare al suo nuovo compito (una vaga riorganizzazione dell'esercizio delle funzioni di rete delle prefetture italiane), ha immediatamente presentato ricorso al Tar. I giudici amministrativi non gli hanno concesso la sospensiva, ma hanno fatto sapere che si pronunceranno nel merito in tempi brevi, probabilmente entro luglio.
In attesa della sentenza del Tar, per legittimare l'entrata in possesso delle nuove funzioni del prefetto Caruso, il ministro Maroni si è presentato al suo fianco il 24 giugno all'insediamento ufficiale nella sede di Reggio Calabria dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati. Lì, con poche secche parole, Maroni ha battezzato sul campo il nuovo titolare dell'Agenzia al quale, da prefetto di Palermo, sei mesi fa aveva anche affidato la gestione commissariale dell'emergenza clandestini: "Il prefetto Caruso ha una grande esperienza come questore e come prefetto, quindi credo che sia la persona giusta per occuparsi dell'Agenzia per i beni confiscati alla mafia.
Nella lotta alla mafia ha maturato una esperienza straordinaria. Oggi è un'eccellenza dell'Italia in questo settore ed è anche una certezza per la gestione dell'Agenzia". Non una parola su Morcone né una replica alle dichiarazioni di molti esponenti di vertice del Pd, che sulla defenestrazione del loro prefetto-candidato hanno presentato un'interrogazione parlamentare ancora in attesa di risposta.
Catapultato al vertice di una struttura con progetti più che ambiziosi, chiamata a gestire più di 11 mila beni confiscati, ma con uomini, mezzi e risorse finanziarie del tutto inadeguati, Caruso si è messo al lavoro in una situazione di chiara impasse, complicata ancor di più dal ricorso di Morcone al Tar. Che l'Agenzia non riesca a decollare lo dicono i numeri: mentre in tutta Italia si moltiplicano i sequestri di beni da parte delle forze dell'ordine e le confische decise dalla magistratura, gli annunci di apertura delle nuove sedi restano tali.
L'inaugurazione di quella di Palermo è stata data per imminente dal ministro Maroni almeno tre volte nell'ultimo anno, ma senza soldi è difficile passare ai fatti. A Palermo l'Agenzia ha finalmente trovato una sede, in una villa confiscata nello stesso comprensorio in cui si rifugiava Totò Riina, ma al momento l'organico è composto da sole tre persone chiamate a gestire gli oltre cinquemila beni confiscati in Sicilia, la regione al vertice della classifica.
L'inaugurazione sarà annunciata in occasione dell'anniversario della strage di via D'Amelio, martedì prossimo, quando a Palermo Maroni dovrebbe presiedere una riunione del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica con la partecipazione dei più alti vertici delle forze dell'ordine e dei servizi segreti. E l'elenco delle sedi programmate si allunga a sei: oltre a Reggio Calabria, Roma e Palermo, si prevedono prossime aperture a Milano, Napoli e Bari.1La Repubblica, 7 luglio 2011)
Il prefetto che si era candidato a sindaco di Napoli ricorre al Tar contro la sostituzione. Ed è la paralisi. La pronuncia dei giudici è attesa entro fine luglio. Interrogazione del Pd a Maroni
di ALESSANDRA ZINITIUna poltrona per due prefetti. Che non l'avesse presa bene l'aveva fatto capire subito, ad appena mezz'ora dal suo siluramento deciso in Consiglio dei ministri. "Lo so dai giornalisti", era stato il commento di Mario Morcone alla notizia della nomina di Giuseppe Caruso, prefetto di Palermo, alla direzione dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati. Nessuna comunicazione ufficiale per quell'avvicendamento che ai vertici del Pd, che lo avevano candidato a sindaco di Napoli, è sembrata una ritorsione. E così nella sua stanza nella megasede dell'Agenzia, in via dei Prefetti, Morcone è rimasto. E lì, con non poco imbarazzo, il prefetto Caruso lo ha trovato quando è andato a prendere possesso del suo nuovo incarico.
"Io da qui non mi muovo", avrebbe annunciato Morcone che, senza alcuna intenzione di passare al suo nuovo compito (una vaga riorganizzazione dell'esercizio delle funzioni di rete delle prefetture italiane), ha immediatamente presentato ricorso al Tar. I giudici amministrativi non gli hanno concesso la sospensiva, ma hanno fatto sapere che si pronunceranno nel merito in tempi brevi, probabilmente entro luglio.
In attesa della sentenza del Tar, per legittimare l'entrata in possesso delle nuove funzioni del prefetto Caruso, il ministro Maroni si è presentato al suo fianco il 24 giugno all'insediamento ufficiale nella sede di Reggio Calabria dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati. Lì, con poche secche parole, Maroni ha battezzato sul campo il nuovo titolare dell'Agenzia al quale, da prefetto di Palermo, sei mesi fa aveva anche affidato la gestione commissariale dell'emergenza clandestini: "Il prefetto Caruso ha una grande esperienza come questore e come prefetto, quindi credo che sia la persona giusta per occuparsi dell'Agenzia per i beni confiscati alla mafia.
Nella lotta alla mafia ha maturato una esperienza straordinaria. Oggi è un'eccellenza dell'Italia in questo settore ed è anche una certezza per la gestione dell'Agenzia". Non una parola su Morcone né una replica alle dichiarazioni di molti esponenti di vertice del Pd, che sulla defenestrazione del loro prefetto-candidato hanno presentato un'interrogazione parlamentare ancora in attesa di risposta.
Catapultato al vertice di una struttura con progetti più che ambiziosi, chiamata a gestire più di 11 mila beni confiscati, ma con uomini, mezzi e risorse finanziarie del tutto inadeguati, Caruso si è messo al lavoro in una situazione di chiara impasse, complicata ancor di più dal ricorso di Morcone al Tar. Che l'Agenzia non riesca a decollare lo dicono i numeri: mentre in tutta Italia si moltiplicano i sequestri di beni da parte delle forze dell'ordine e le confische decise dalla magistratura, gli annunci di apertura delle nuove sedi restano tali.
L'inaugurazione di quella di Palermo è stata data per imminente dal ministro Maroni almeno tre volte nell'ultimo anno, ma senza soldi è difficile passare ai fatti. A Palermo l'Agenzia ha finalmente trovato una sede, in una villa confiscata nello stesso comprensorio in cui si rifugiava Totò Riina, ma al momento l'organico è composto da sole tre persone chiamate a gestire gli oltre cinquemila beni confiscati in Sicilia, la regione al vertice della classifica.
L'inaugurazione sarà annunciata in occasione dell'anniversario della strage di via D'Amelio, martedì prossimo, quando a Palermo Maroni dovrebbe presiedere una riunione del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica con la partecipazione dei più alti vertici delle forze dell'ordine e dei servizi segreti. E l'elenco delle sedi programmate si allunga a sei: oltre a Reggio Calabria, Roma e Palermo, si prevedono prossime aperture a Milano, Napoli e Bari.
"Io da qui non mi muovo", avrebbe annunciato Morcone che, senza alcuna intenzione di passare al suo nuovo compito (una vaga riorganizzazione dell'esercizio delle funzioni di rete delle prefetture italiane), ha immediatamente presentato ricorso al Tar. I giudici amministrativi non gli hanno concesso la sospensiva, ma hanno fatto sapere che si pronunceranno nel merito in tempi brevi, probabilmente entro luglio.
In attesa della sentenza del Tar, per legittimare l'entrata in possesso delle nuove funzioni del prefetto Caruso, il ministro Maroni si è presentato al suo fianco il 24 giugno all'insediamento ufficiale nella sede di Reggio Calabria dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati. Lì, con poche secche parole, Maroni ha battezzato sul campo il nuovo titolare dell'Agenzia al quale, da prefetto di Palermo, sei mesi fa aveva anche affidato la gestione commissariale dell'emergenza clandestini: "Il prefetto Caruso ha una grande esperienza come questore e come prefetto, quindi credo che sia la persona giusta per occuparsi dell'Agenzia per i beni confiscati alla mafia.
Nella lotta alla mafia ha maturato una esperienza straordinaria. Oggi è un'eccellenza dell'Italia in questo settore ed è anche una certezza per la gestione dell'Agenzia". Non una parola su Morcone né una replica alle dichiarazioni di molti esponenti di vertice del Pd, che sulla defenestrazione del loro prefetto-candidato hanno presentato un'interrogazione parlamentare ancora in attesa di risposta.
Catapultato al vertice di una struttura con progetti più che ambiziosi, chiamata a gestire più di 11 mila beni confiscati, ma con uomini, mezzi e risorse finanziarie del tutto inadeguati, Caruso si è messo al lavoro in una situazione di chiara impasse, complicata ancor di più dal ricorso di Morcone al Tar. Che l'Agenzia non riesca a decollare lo dicono i numeri: mentre in tutta Italia si moltiplicano i sequestri di beni da parte delle forze dell'ordine e le confische decise dalla magistratura, gli annunci di apertura delle nuove sedi restano tali.
L'inaugurazione di quella di Palermo è stata data per imminente dal ministro Maroni almeno tre volte nell'ultimo anno, ma senza soldi è difficile passare ai fatti. A Palermo l'Agenzia ha finalmente trovato una sede, in una villa confiscata nello stesso comprensorio in cui si rifugiava Totò Riina, ma al momento l'organico è composto da sole tre persone chiamate a gestire gli oltre cinquemila beni confiscati in Sicilia, la regione al vertice della classifica.
L'inaugurazione sarà annunciata in occasione dell'anniversario della strage di via D'Amelio, martedì prossimo, quando a Palermo Maroni dovrebbe presiedere una riunione del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica con la partecipazione dei più alti vertici delle forze dell'ordine e dei servizi segreti. E l'elenco delle sedi programmate si allunga a sei: oltre a Reggio Calabria, Roma e Palermo, si prevedono prossime aperture a Milano, Napoli e Bari.
1La Repubblica, 7 luglio 2011)
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