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Per il diritto al gioco libero... |
Oggi è stato l'inizio di un giorno speciale. Lo abbiamo capito non appena siamo arrivati a Casapesenna, feudo del clan Vitale. Ad accoglierci c'erano i bambini del posto con le magliette di Legambiente, già pronti con pale e rastrelli in mano. Pasquale, volontario dell'associazione ambientalista ci ha raccontato la storia del posto che dovevamo ripulire da anni di abbandono: un campetto da calcio restituito agli abitanti dopo essere stato il ritrovo dei “Galantuomini”, cammorristi affiliati ai Vitale. Tra tanta polvere, calcinacci e nuove conoscenze, ci è venuto a salutare anche il parroco del Paese. dietro di lui a un certo punto ha fatto capolino la moglie del boss, condannato all'ergastolo. Mentre la signora taceva con le braccia conserte si è avvicinata la vicina di casa, che ci aveva prestato l'acqua per innaffiare il campo, ci ha offerto acqua e gentilezza. Un campo antimafia è anche questo: dietro un muro di omertà durato decenni si apre una porta e spalanca un mondo di disponibilità e collaborazione che da un senso diverso alla nostra fatica. Pasquale ci dice che il nostro arrivo è stato importante per loro, gli ha dato la forza e il coraggio di essere ancora lì, nonostante tutto, di riappropriarsi a testa alta di un bene che gli era stato sottratto per ripulirlo insieme ai bambini. anche a noi le sue parole ci hanno dato una forza che non immaginavamo: in tre ore abbiamo raccolte decine di sacchi di spazzatura ed eravamo felici e soddisfatti. c'è venuta in mente la frase di don Peppe Diana che abbiamo sentito in questi giorni: per il bene del mio popolo non tacerò. Un altro silenzio lo abbiamo squarciato con il cibo: alcune famiglie di Parete ci hanno inviato a pranzo, aprendoci le loro case. Cosa non da poco in un territorio in cui per anni dovevi aver paura ad uscir di casa per gli spari della camorra.
Il cibo è stato ottimo, quando ci siamo raccontati il menù(eravamo due per famiglia) abbiamo scoperto di aver mangiato tutti la mozzarella di bufala. Una squisitezza. Questa volta, però, eravamo sicuri che non erano state fatte sul terreno del nipote di Sandokan, ma da persone rispettose della tradizione e del loro terreno. Il pomeriggio è stato tutto dedicato alla digestione del gran pranzo e all'ascolto di Francesco Tonziello esperto di legambiente sulle ecomafie. Lo stesso termine “ecomafia”è nato nella provincia di caserta,dove intorno alla “monnezza” la camorra ha creato un impero finanziario di milioni di euro, condannando per decenni chilometri di terra all'inquinamento. Ora però la gente del posto sta rialzando la testa e chiede rispetto. Noi abbiamo fatto del nostro, e dopo aver parlato di discariche siamo andati ad aiutare i ragazzi di Nero e non solo ad apparecchiare la mensa per i nostri amici migranti. Non prima di aver visto la partita di calcetto Egitto-Tunisia. Ha vinto l'Egitto, ma noi aspettiamo la finale di venerdì...
20 luglio 2011
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