di Paolo Flores d’Arcais Mancano dieci giorni al voto sui referendum, perché l’acqua rimanga un bene di tutti, perché la costruzione di potenziali Chernobyl venga cancellata, perché anche i boss supremi della politica debbano rispondere in tribunale di eventuali crimini, come ogni altro cittadino. La Cassazione ha resistito al fuoco incrociato di pressioni e intimidazioni con cui il regime sperava di cancellare il quesito sul nucleare. Ha deciso secondo diritto, e ora sarà più difficile per Berlusconi e i suoi accoliti ottenere il “tutti al mare!” che fu già fatale al suo Craxi. Il voto del 12 giugno è importante almeno quanto quello di domenica scorsa. Forse di più. Le elezioni amministrative che hanno coinvolto un quarto dell’elettorato sono state trasformate da Berlusconi in un referendum sul suo progetto di distruzione della Costituzione, di affossamento della democrazia repubblicana, di conquista del Quirinale, di instaurazione di un fascismo postmoderno. La risposta è stata solenne, l’Italia civile ha detto “Basta!”. La risposta è stata gioiosa, l’Italia civile ha detto “Vattene!”. Ma è necessario l’ultimo passo, è necessario che tra dieci giorni l’Italia civile riesca a dire “Mai più!”, facendo vincere il SÌ a tutti i referendum. Un obiettivo comunque non facile, darlo per acquisito e riposarsi sugli allori sarebbe follia. Il compagno di merende di Putin e Gheddafi userà il controllo quasi totalitario sulle tv per una gigantesca operazione “distrazione di massa” (i “circenses” dello sport, del gossip rosa o di meretricio d’alto bordo – si fa per dire – o del nero e dell’horror con plastici e brunivespi), anziché sulla consueta aggressione becera e santanchè contro l’avversario democratico. Cercherà di cloroformizzare il cittadino telespettatore, di giocare sull’apatia che sempre rischia di seguire a un’emozione. Non deve farcela. Spero che da oggi chiunque sia ospite in tv, in qualsiasi tipo di programma, si appunti sulla camicetta o sulla giacca un “fiore” fai da te con la scritta “quattro SÌ per liberare l’Italia”. Il tentativo di “distrazione di massa” si rovescerà così nel suo opposto. Spero che l’Italia si colori di arancione e di “SÌ”. A Milano, Napoli, Cagliari ha vinto la volontà di partecipazione, il bisogno dei cittadini di tornare protagonisti, la decisione dei giovani di non subire più. Hai vinto tu, amico lettore. Bisogna continuare. Devi essere ancora ogni giorno quell’opinion leader che in effetti sei. Finché c’è lotta c’è speranza. E questa volta anche qualcosa di più.
Da il Fatto quotidiano, 2 giugno 2011
Nessun commento:
Posta un commento