Vincenzo Liarda |
Intimidazione a Petralia Sottana alla vettura di Vincenzo Liarda della Cgil, più volte minacciato dalla mafia per il suo impegno in favore del riuso pubblico del feudo di Verbumcaudo, confiscato al boss Michele Greco
Attentato incendiario questa mattina a Petralia Sottana (Palermo) contro l'auto di Vincenzo Liarda, segretario della Camera del lavoro del paese, già più volte minacciato dalla mafia per il suo impegno in favore del riuso pubblico del feudo di Verbumcaudo, confiscato al boss Michele Greco. La macchina, una Mercedes, è stata data alle fiamme intorno alle 10, mentre il sindacalista si trovava dentro la sede della Cgil."Sono arrivati i vigili in ufficio - racconta Liarda - a chiedere se la macchina blu posteggiata fosse mia. Quando siamo tornati sul posto c'erano già i carabinieri e i vigili del fuoco. Dentro il cofano hanno trovato una confezione di bottiglie di alcol, nel mezzo una candela di cera avvolta tra i giornali e attorno la diavolina. Si sono bruciati anche i manifesti per il referendum: sarà solo una coincidenza".
Immediata la reazione del sindacato. "Dopo aver subito diverse minacce di morte oggi ci ritroviamo di fronte all'ennesimo atto intimidatorio nei confronti di un sindacalista che da tempo è in prima linea per combattere la mafia e che si è battuto per il diritto della collettività di poter usufruire del feudo di Verbumcaudo ed evitare che il bene confiscato torni nelle mani della mafia", afferma il segretario della Cgil di Palermo Maurizio Calà, che esprime a Liarda e alla Camera del Lavoro di Petralia la solidarietà di tutta la Cgil. E aggiunge: "Ribadiamo la nostra ferma condanna per il vile atto e se la volontà degli attentatori è quella di intimidire e fare arretrare la lotta alla legalità di Liarda e del sindacato sappiano che con quest'atto ci motivano a continuare ancora di più nella nostra azione. Colpire Liarda non basterà a fermare la Cgil, le sue denunce e la sua azione, sindacale politica e sociale. Chiediamo anche che le forze dell'ordine intensifichino l'attività investigativa nella zona delle Madonie, dove la presenza mafiosa è sempre alta, a maggiore tutela dei presidi democratici e dei loro rappresentanti".
La Repubblica, 10 giugno 20
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