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Giuseppe Lumia |
Il governo nazionale ha trasformato la Sicilia in un campo di battaglia senza esclusione di colpi. L’ultimo in ordine di tempo è stato il mancato trasferimento di 150 milioni di euro dei fondi Fas che la Regione avrebbe utilizzato per finanziare il credito di imposta. E’ bene specificare che i Fas sono risorse appartenenti alla Sicilia, trattenuti a Roma dal governo nazionale in modo ingiustificato ed arbitrario. L’obiettivo è palese: mettere in difficoltà il governo regionale agli occhi dell’opinione pubblica e far fallire l’esperienza riformista che è stata avviata nell’Isola con l’uscita di parti consistenti del centrodestra dalla maggioranza. Una vera e propria ripicca in spregio a qualsiasi regola istituzionale, secondo cui Roma non può utilizzare il suo potere come arma di ritorsione nei confronti di quelle Regioni di diverso colore politico. Alle altre Regioni del Sud, oggi guidate dal centrodestra, il governo ha già trasferito da tempo una parte cospicua dei Fas per coprire i buchi di bilancio nella sanità. Alla Sicilia, invece, gli stessi fondi vengono negati e, come se non bastasse, le viene sferrato un attacco del tutto ingiustificato, che fa venire a galla la scorrettezza e la meschinità dell’ esecutivo nazionale. Pochi giorni fa, infatti, il ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha usato parole di apprezzamento ed elogio nei confronti della Sicilia per aver avviato un processo di risanamento finanziario e organizzativo della sanità regionale, tanto da essere considerato un modello virtuoso per tutte le Regioni in difficoltà. Le dichiarazioni del ministro, però, non sono piaciute agli ascari siciliani del Pdl che lo hanno immediatamente tirato per la giacchetta, presentando un’interrogazione parlamentare. La risposta pilotata di Fazio non si è fatta attendere. Il ministro, oltre a rimangiarsi quanto aveva detto pochi giorni prima, paventa il rischio che in Sicilia non possano essere garantiti i livelli essenziali di assistenza per colpa della Regione siciliana. Il ministro della salute della Repubblica italiana, quindi, si piega alla bieca propaganda di coloro che a Roma sono abituati a fare politica sulla pelle della Sicilia e dei siciliani. Proprio coloro che hanno fatto parte di quel centrodestra che ha lasciato in eredità una sanità allo sbando e piena di debiti.
La Sicilia si trova, quindi, sotto il fuoco incrociato del solito centrodestra siciliano interessato a tutelare i propri interessi e privilegi e del governo nazionale più antisiciliano della storia dell’Italia unita. Per questo è indispensabile che tutto venga fuori allo scoperto. I siciliani hanno il dovere di sapere chi a Roma è disposto a compromettere finanche il diritto alla salute dei siciliani pur di ritornare al vecchio sistema di potere che per anni ha condannato la Sicilia al degrado e al sottosviluppo.
Dall’altro lato l’esperienza delle riforme ha bisogno di una nuova fase di rilancio dell’iniziativa di governo e parlamentare. La prima per attuare al più presto le riforme già approvate, come il ritorno all’acqua pubblica e l’abolizione degli Ato rifiuti. La seconda per continuare in Assemblea ad approvare riforme di alto profilo, come l’abolizione delle province da sostituire con i liberi consorzi di comuni, secondo quanto previsto dallo Statuto. È questa la migliore risposta per reagire ai sabotaggi del governo nazionale e per occuparsi seriamente dei problemi della Sicilia.
Giuseppe Lumia
senatore della Repubblica
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