Le lotte dei contadini dei Fasci |
Antonino Palazzo vive a Perugia, città in cui si è stabilito dopo avere vissuto gran parte della sua vita a Palermo, sua città natale. E nel capoluogo siciliano egli ha studiato, laureandosi nella facoltà di Giurisprudenza, dove ha iniziato ad insegnare giovanissimo. La sua carriera accademica si è conclusa a Perugia poco più di un anno fa, dopo che nell'ateneo umbro aveva insegnato Diritto Privato e Diritto Civile.
Io ho conosciuto il professore Palazzo in questi ultimi anni, da quando sono andato a Perugia per finire i miei studi, ed ho avuto modo di ascoltare un po' la storia della sua famiglia e la sua, legate entrambe al nostro paese. Fino agli anni Sessanta, infatti, il nonno di Antonino Palazzo, suo omonimo, e il suo pro-zio Giuseppe, abitavano nella via che porta il loro nome ed erano i proprietari di due ex feudi, Peristanga e Donna Beatrice. Il loro padre, Gaetano Palazzo Dara, aveva avuto un importante ruolo nel tessuto sociale di Corleone, poiché era stato tra i pochi firmatari, insieme con i suoi cognati proprietari terrieri Provenzano e Streva ed il pro-cugino marchese Carlo Sarzana di Sant'Ippolito, dei “Patti di Corleone”, ossia del Lodo del 1894 per la composizione del conflitto agrario con il Movimento del Fascio Contadino di Bernardino Verro. Vale la pena, in proposito, leggere un tratto della “Storia dei Fasci Siciliani” scritta da Salvatore F. Romano, Laterza 1959: “Il sottoprefetto Ghizzoni di Corleone....poteva infatti annunziare telegraficamente....che alcuni proprietari si erano mostrati propensi a fare delle concessioni. I proprietari erano Angelo Streva, Gaetano Palazzo Dara, Antonio Provenzano, l'avv. Nicolò ed il fratello, e Sarzana, marchese di Sant'Ippolito. L'accomodamento era avvenuto per opera di costoro nonché – scriveva il sottoprefetto – per opera del presidente del Fascio, il noto Verro, che ha persuaso l'assemblea di quella società a cadere”. E sempre nel volume suddetto, si sottolinea come le concessioni ai contadini non erano ben accette da parte di molti altri padroni, anzi: “...si ostinava nel rifiuto il barone Cammarata, sul conto del quale i contadini di Corleone raccontavano....che in quei giorni, avendo incontrato due ragazze che erano andate a raccogliere legna nelle sue terre, ere sceso da cavallo e dopo aver fatto deporre la legna vi aveva appiccato il fuoco”.
I documenti che Antonino Palazzo ha voluto donare all'Archivio del comune di Corleone raccontano anche di questi fatti. Ma sono soprattutto atti, incartamenti, registri che testimoniano la vita nelle aziende agricole di famiglia. Numerosi sono i quaderni della contabilità e quelli riguardanti le misurazioni fondiarie, oltre ai registri che riportano la dazione delle gabelle e i subaffitti. Scorrendo tra le righe dei documenti relativi alle tenute, è interessante scorgere anche gli antichi sistemi di turnazione delle colture o le varie qualità di grano che venivano seminate nell'Ottocento nei nostri territori. Informazioni certamente di grande interesse per gli studiosi di materie agrarie e non solo. L'auspicio, ora, è che gli uffici comunali di competenza abbiano la giusta cura di tutto il materiale ricevuto, preoccupandosi di sottoporre questi documenti ad una corretta catalogazione e di consentirne la piena fruibilità.
Giuseppe Alfieri
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