sabato, aprile 09, 2011

Palermo, parla Messineo dopo gli omicidi mafiosi degli ultimi giorni: "Calo di attenzione nazionale"

Francesco Messineo
Lancia l'allarme sulla carente dotazione di organico della Procura e denuncia un calo di attenzione, anche a livello nazionale, nel contrasto alla criminalita' organizzata. Francesco Messineo, procuratore capo di Palermo, parla ai microfoni dell'emittente locale Tgs, dopo gli ultimi omicidi che hanno insanguinato le strade di Palermo. Delitti che gli investigatori stanno analizzando per capire se siano in qualche modo collegati tra loro e se lascino presupporre l'inizio di una nuova faida di mafia a Palermo, dopo quattro anni di pax tra le cosche. Per Messineo "indubbiamente" la sequenza di due omicidi in pochi giorni appare "preoccupante". "Siccome la personalita' delle vittime in qualche modo e' collegata all'ambiente della droga - spiega - e' possibile che ci siano in questo ambito nuove fibrillazioni motivate dal fatto che la droga e' il grande affare della criminalita' organizzata, quello piu' redditizio, e potrebbe esserci un rinnovato interesse di Cosa nostra per questo mondo che sembrava essere stato messo da parte rispetto ad altre attivita'". "A livello nazionale - ammette Messineo - c'e' una certa disattenzione nei confronti della mafia in questo momento. Probabilmente il lungo periodo di inabissamento, di sommersione di Cosa Nostra ha determinato nell'opinione pubblica una ovvia, intuibile distrazione". "Quando la mafia uccideva quasi tutti i giorni - ricorda il procuratore - gli occhi di tutto il Paese erano puntati sulla Sicilia. Cosa nostra e' un'organizzazione che ha una naturale vocazione alla violenza. Noi prestiamo la massima attenzione a tutti i segnali di un'eventuale ricostituzione della 'direzione strategica mafiosa'". Un lavoro, pero', reso ancora piu' difficoltoso dai vuoti in organico. "In questo momento la Procura di Palermo - dice ancora Messineo - ha 18 sostituti in meno e altri cinque si apprestano a lasciare la Sicilia. Una condizione che ci mette davvero in ginocchio per quanto riguarda l'effettiva possibilita' di contrastare la mafia, perche' e' chiaro che i magistrati sono impegnati nell'attivita' corrente dell'ufficio e, quindi, possono dedicare un tempo limitato alla lotta alla mafia".
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