Mauro Rostagno |
La sera del delitto: «Corsi verso l’auto e mi sono seduta quasi in braccio a Mauro, era già morto, ma gli parlai lo stesso». «Mauro era il mio compagno, lo è stato per 17 anni e io sarei la sua compagna ancora oggi se non fosse morto». È cominciata così la deposizione davanti alla Corte di Assise di Trapani di Chicca Roveri, la compagna di Mauro Rostagno, il sociologo e giornalista ucciso a Lenzi di Valderice il 26 settembre del 1988. Ed è cominciata così non a caso: durante le precedenti udienze erano uscite vicende «personali» raccontate in modo tale che non facevano molto onore, nè a lei nè a Rostagno. Ed allora a scanso di equivoci, per sgombrare il campo che il delitto poteva essere stato originato da questione di «corna», ipotesi che gira ogni volta che la mafia commette un delitto in Sicilia, così che alla fine finisce con l'uccidere due, tre, quattro volte, Chicca Roveri ha voluto confermare che le storie personali fuori dal loro rapporto le hanno avute entrambi, perchè «si era deciso di vivere in piena libertà, ma la nostra vita veniva condotta come se fossimo stati marito e moglie». Le ragioni del delitto insomma cercatele altrove, verso dove le ha indicate la Procura di Palermo, e cioè in direzione di Cosa nostra. LEGGI TUTTO
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