Il sen. Peppe Lumia |
di GIUSEPPE LUMIA Ma le cure vanno somministrate in regime di 41 bis e ciò è perfettamente compatibile con lo Stato di diritto. Posto questo, ribadisco: ad Angelo Provenzano sul piano penale non ho mosso alcun rilievo, ma su quello morale bisogna essere chiari e netti: il suo è un messaggio omertoso e negazionista sul ruolo che Cosa nostra ha avuto nella storia del nostro Paese, anche sotto la guida del padre; per cui ribadisco che l’unica strada da percorrere è la presa di distanza da Cosa nostra e la collaborazione con la giustizia, ma questo non emerge dalle sue parole. Confermo e ripeto: l’intervista di Angelo Provenzano non mi convince, come non accetto il tentativo di farlo passare per una vittima. Nè lui, nè suo padre sono vittime ed egli utilizza il diritto alla salute del boss Provenzano come un espediente, perchè sa bene che non è in discussione la possibilità che suo padre sia curato ed assistito.
Angelo Provenzano abbia il coraggio di accettare tali regole di democrazia ed eserciti su suo padre tutta la forza che un figlio ha il dovere di esercitare. Sono pronto ad incontrarlo, a guardarlo negli occhi e a ribadire la ferma volontà di un rappresentante dello Stato di affermare ciò che molti pensano e condividono. Lo farò giovedì prossimo a Corleone di fronte alla lapide di Placido Rizzotto, il sindacalista che fu vittima dei corleonesi di Luciano Liggio. In quella stessa Corleone dove furono allevati Provenzano, Riina e Bagarella.La maledizione morale e umana è nelle cose, considerati gli efferati crimini, gli innumerevoli omicidi, le orribili stragi, ignorarla è da ipocriti. La collusione tra pezzi dello Stato e Cosa nostra è devastante per cui, piuttosto che giustificare la mafia, il figlio di Provenzano convinca il padre a svelarci gli autori di quelle collusioni e aiuti così la nostra società ad esercitare il diritto di conoscere le responsabilità dei mali, delle violenze e delle ingiustizie che ha dovuto subire a causa del rapporto mafia-politica.
Giuseppe Lumia
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