di Giovanni Maria Bellu Non c'è limite alla vergogna. Nonostante i dubbi, gli ammonimenti, gli appelli alla responsabilità lanciati dal Quirinale, il leader dei cosiddetti “responsabili”, Francesco Saverio Romano, è stato nominato ministro. Il nuovo membro del governo è indagato per associazione mafiosa e corruzione aggravata in due diversi procedimenti. Che, tra l'altro, saranno definiti dalla magistratura nelle prossime settimane. Allora che fretta c'era di nominarlo ministro? Non poteva il presidente del Consiglio scegliere qualcun altro? O aspettare le imminenti decisioni della magistratura? Evidentemente no. I “responsabili” sono indispensabili per la sopravvivenza del governo e quindi per la salvezza giudiziaria del premier. Ieri mattina, per esempio, hanno votato con la maggioranza il conflitto di attribuzione sul caso Ruby, un altro modo per consentire a Silvio Berlusconi di perdere un po' di tempo e rallentare il processo. L'hanno fatto un'ora dopo che era stato annunciato l'ingresso di Romano nel governo. Naturalmente se la magistratura dovesse adottare nelle prossime settimane decisioni sfavorevoli al nuovo ministro, si dirà che il “partito dei giudici” è entrato in azione. Omettendo il fatto che Francesco Saverio Romano era entrato in azione molto tempo prima di diventare, incredibilmente, ministro.
L’Unità, 23 marzo 2011
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