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Mario Draghi |
Il governatore di Bankitalia all'Università Statale di Milano con don Luigi Ciotti. "La crisi rende le imprese più aggredibili dalla criminalità organizzata". "Lombardia, è allarme cosche" MILANO - Le mafie frenano la crescita del paese. Non ha dubbi il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, che ha parlato oggi in un incontro con don Luigi Ciotti, presidente dell'associazione Antimafia libera, all'Università Statale di Milano. "L'economia italiana soffre da tempo, lo sappiamo, di una inibizione a crescere", ha ricordato Draghi, sottolineando come le cause siano molteplici, di natura diversa e intrecciate tra di loro. "E tra i fattori inibenti - ha detto - vi è anche l'infiltrazione mafiosa nella struttura produttiva, che è aumentata negli ultimi decenni, almeno nella sua diffusione territoriale". E quindi: "Contrastare le mafie, la presa che esse conservano al Sud, l'infiltrazione che tentano al Nord, serve a rinsaldare la fibra sociale del paese ma anche a togliere uno dei freni che rallentano il cammino della nostra economia". "La crisi rende le imprese più aggredibili". "La crisi che abbiamo vissuto nei passati tre anni - ha evidenziato il governatore - non ha certo migliorato le cose: non poche imprese, che hanno visto drammaticamente ridursi i flussi di cassa e il valore di mercato, sono divenute più facilmente aggredibili dalla criminalità". "Se gli effetti sociali e politici del crimine organizzato sono riconosciuti e studiati, quelli economici lo sono meno. Ma non sono meno pericolosi", ha affermato Draghi sottolineando che i costi delle attività criminali per la collettività "s'innalzano a dismisura se il crimine è organizzato". Inoltre, in una economia infiltrata dalle mafie "la concorrenza viene distolta".
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