C’era un tempo, non molto remoto, nel quale Sicilia e Libia si guardavano con grande simpatia reciproca. L’Isola, la più grande del Mediterraneo, definita da Occhetto “l’unico Stato arabo che non aveva dichiarato guerra a Israele”, ha sempre attratto i leader nordafricani e arabi in genere per il suo splendido passato islamico e per il suo inquieto presente autonomistico. Figurarsi Gheddafi che, avendocela di fronte, desiderava estendere la sua rivoluzionaria influenza. Dall’altro lato, la Sicilia, le sue inconcludenti classi dirigenti che speravano di salvare l’Autonomia capovolgendo le coordinate dello sviluppo: dal nord che aveva deluso al sud dei paesi rivieraschi e soprattutto alla Libia ossia a quell’ex colonia italiana che galleggia sopra un mare di gas e di petrolio. Dalla Jamahirja si aspettavano capitali e commesse miliardarie e lavoro per gli operai e i tecnici isolani. LEGGI TUTTO
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