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Noureddine Adnane |
Noureddine Adnane, ambulante con licenza e permesso di soggiorno in regola, si era dato fuoco per protestare contro l'ennesima multa dei vigili. I caschi bianchi gli hanno contestato il fatto che era fermo nella stessa strada da troppo tempo. Noureddine Adnane non ce l'ha fatta. L'ambulante marocchino che si è dato fuoco venerdì della settimana scorsa in via Ernesto Basilie, per protestare contro l'ennesimo controllo da parte della polizia municipale, è morto questa mattina alle 11 al centro grandi ustionati dell'ospedale Civico. Parenti e amici che non si sono mai allontanati dall'ospedale, sono precipitati nella disperazione più profonda. Proprio ieri Noureddine aveva sospirato alcune parole riconoscendo per la prima volta i suoi congiunti che lo salutavano dall'altra parte del vetro della camera asettica. Nel pomeriggio è partito da piazza Politeama un corteo di solidarietà e di protesta che ha coinvolto anche numerosi palermitani. Sono piovute lacrime e accuse nei confronti di coloro che, secondo i migranti, hanno spinto Noureddine a darsi fuoco con una bottiglia piena di benzina e un accendino. La procura della Repubblica ha aperto un fascicolo d'inchiesta affidato al pm Gianluca De Leo. L'ipotesi di reato non è ancora nota anche se dopo la morte del marocchino potrebbe essere modificata. "La dinamica dei fatti risulta poco chiara. Abbiamo una serie di elementi che ci fanno pensare che l'intervento dei vigili urbani non sia un episodio occasionale e isolato", dicono gli avvocati Giorgio Bisaglia e Daniele Papa che difendono la famiglia della vittima. "Condurremo le nostre indagini difensive - hanno aggiunto gli avvocati - per accertare tutta la verità".
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