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Don Luigi Ciotti |
In primavera scattera' la raccolta di un milione di firme nei 27 paesi della Ue per far si' che la legge italiana sulla confisca dei beni mafiosi diventi una normativa europea. Sara' la prima a sfruttare lo strumento dell'iniziativa legislativa popolare europea prevista dal Trattato di Lisbona. Lo ha annunciato Don Luigi Ciotti, il fondatore dell'associazione antimafia 'Libera', a margine della conferenza sulla lotta alla mafia organizzata dal gruppo S&D (socialisti e democratrici) al Parlamento europeo. Nei due giorni di lavori, cui hanno partecipato - tra gli altri - magistrati come il procuratore antimafia Pietro Grasso ed il procuratore di Torino Giancarlo Caselli, ma lo stesso don Ciotti anche Calogero Parisi, presidente della cooperativa che a Corleone gestisce i terreni confiscati a Provenzano e Riina, e' emersa la necessita' che le norme europee non lascino spazio al riciclaggio di denaro. Ad organizzare fisicamente la raccolta di un milione di firme per l'iniziativa legislativa, espressamente prevista dal Trattato di Lisbona, sara' Flare, l'emanazione europea di 'Libera'. La Ue pero', secondo l'eurodeputato Pd Rosario Crocetta (ex sindaco antimafia di Gela scampato a diversi tentativi di attentato) moderatore della conferenza, dovra' anche far si' che venga recepito dagli stati membri il concetto di ''reato di associazione a delinquere di stampo mafioso'' previsto nell'art.416 bis del codice penale italiano. Secondo Giancarlo Caselli, inoltre, l'Unione europea dovra' affrontare il fenomeno mafioso anche dal punto di vista della sua incidenza economica sulla concorrenza e sulla competitivita'. ''La mafia - ha detto il procuratore capo di Torino che fu negli anni '80 il capo del pool antimafia di Palermo - e' una questione economica e sociale. Il suo potere e' diventato talmente forte da trasformare il mercato e la concorrenza in simulacri''. ''Il mafioso - ha osservato Caselli spiegando come avvenga la distorsione della concorrenza - e' ricco e quindi quando fa l'imprenditore puo' permettersi di non chiedere finanziamenti inoltre, essendo ricco, non ha bisogno di avere un immediato ritorno del suo 'investimento' ma puo' accontentarsi di conquistare fette di mercato facendo dumping. E, quando non riesce con questi mezzi, utilizza le scorciatoie che meglio conosce come la corruzione e la violenza''.
(ANSA, 12.02.2011)
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