In libreria la raccolta dei più divertenti errori dei mafiosi: "Prove scaccianti","Avvocato, mi può dire se il processo lo faranno al Tribunale oppure nell'aula hamburger?", "Abbiamo vissuto allo stato ebraico" e "Ci hanno avuti alla loro mercedes" PALERMO - Boss illetterati, padrini ignoranti, citazioni che fanno ridere: come "prove scaccianti", persone minacciate dalla "spada di Damacca" ma che a collaborare non hanno mai avuto il minimo "tintinna mento". Gli scivoloni letterari dei mafiosi sono stati raccolti nel volume "Signor giudice, mi sento tra l'anguria e il martello, Stupidario - ma non solo - di Cosa Nostra" di Lino Buscemi e Antonio Di Stefano. Così si scoprono mafiosi che per sottrarsi alle proprie responsabilità "si creavano l'alito", che "hanno sempre vissuto allo stato ebraico" e "ci hanno avuti alla loro mercedes". "Pronto, Avvocato, mi può dire se il processo di mio marito lo faranno al Tribunale oppure nell'aula hamburger?", dice un donna e ancora: "Signor Giudice, mio cugino non era contuso con la mafia". Spigolature e aneddoti riferiti dai diretti protagonisti (come Falcone e Andreotti) completano "l'ameno compendio di farsesche trascrizioni, tanto più incredibili quanto più genuine e testuali". È così - dice la casa editrice - che questo libro, pur non avendo velleità di saggio o di studio antropologico, da una parte assume un notevolissimo e inedito interesse documentario, e dall'altra, ciò che più conta, ci tira su "il molare".
08/02/2011
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