di Lillo Miceli
Il commissario Barbagallo illustra il ddl che prevede la riduzione degli enti dagli attuali 11 a 5. Palermo - Non può esserci rilancio dell'agricoltura siciliana, senza la riorganizzazione dei servizi al suo supporto, a cominciare dai Consorzi di bonifica che attualmente sono 11: 1 per ogni provincia, oltre quelli di Gela e Caltagirone. Troppi. E causa, spesso, di sprechi e disservizi. Una questione che il dirigente generale per gli Interventi infrastrutturali dell'assessorato all'Agricoltura, Salvatore Barbagallo, ha affrontato ieri, nel corso di un incontro con sindacati, dirigenti e organizzazioni agricole a cui ha illustrato il disegno di legge che dovrebbe mettere ordine nel settore. Non è mancata qualche resistenza alle novità che la Regione intende introdurre. La proposta prevede la riduzione dal punto di vista amministrativo dei Consorzi di bonifica da 11 a 5. Quindi, ampliando i confini e rendendo più omogenee le aree di competenza. Barbagallo ha fatto l'esempio della Piana di Catania dove hanno competenza ben tre Consorzi: Catania, Caltagirone e Siracusa: «Una situazione illogica che non consente di fornire un servizio irriguo in modo uniforme». Così come è sbilanciato il bacino della Sicilia occidentale, basato sul sistema irriguo della diga Garcia, dove hanno competenza i Consorzi di bonifica di Palermo, Agrigento e Trapani. Competenze che si accavallano, creando disfunzioni piuttosto che efficienza. Come nel caso della distribuzione del personale. Altro esempio citato da Barbagallo, che essendo commissario di tutti i Consorzi conosce bene la situazione, la distribuzione dei dipendenti nel territorio. Il Consorzio di bonifica di Catania, che provvede all'irrigazione di circa 20 mila ettari di agrumeti, ha 310 dipendenti, quello di Enna che irriga 2 mila ettari di terreno ne ha 315. «Anche qui qualche cosa non funziona - ha aggiunto il dirigente generale dell'Agricoltura - così come a Messina c'è un dipendente per ogni 4 ettari di terreno irrigato. Sono il frutto di scelte politiche del passato che bisogna eliminare e creare un sistema che sia in grado di autogovernarsi».
La riduzione del numero dei Consorzi e il contestuale ampliamento dei confini territoriali, oltre che a consentire una più razionale gestione delle risorse idriche, consentirebbe anche un utilizzo migliore dei dipendenti, «restituendo la dignità del lavoro a quelli che essendo in sovrannumero hanno poco da fare». I Consorzi di bonifica, che in totale hanno 2.500 dipendenti, costano ogni anno circa 90 milioni di euro: 70 milioni a carico della Regione, 20 milioni dalle bollette pagate dagli agricoltori. In realtà, delle economie potrebbero essere fatte, ma si preferisce aumentare le ore lavorative per i dipendenti. Quindi, poco o nulla viene destinato agli investimenti. Per il 2011 sono già state fatte alcune anticipazioni per effettuare le manutenzioni prima che inizi la stagione irrigua. In ogni caso, con la riforma, quando ci sarà, non saranno messi in discussione i livelli occupazionali. Per i direttori generali, invece, saranno previsti contratti a termine che non saranno rinnovati nel caso in cui non saranno rispettati gli obiettivi. Ma a quanto ammontano i debiti dei Consorzi? Impossibile stabilirlo perché il contenzioso per inadempienze contrattuale è un flusso continuo. A fronte di milioni di finanziamenti che non sono stati utilizzati e che la Regione ha rischiato di perdere. Lungo l'elenco citato da Barbagallo che comunque intende arrivare fino in fondo.
La Sicilia, 04/02/2011
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