La strage di viale Lazio a Palermo (1969) |
La Procura generale di Palermo ha chiesto alla prima sezione della corte d’assise d’appello la conferma degli ergastoli per i boss Totò Riina e Bernardo Provenzano per la strage di viale Lazio, uno tra i più sanguinosi capitoli della prima guerra di mafia “combattuta” dai clan negli anni ‘60 a Palermo. I padrini corleonesi, in quell’occasione, si allearono con i boss palermitani. Tutti gli altri presunti responsabili della mattanza, organizzata per eliminare il capomafia Michele Cavataio, sono nel frattempo morti. Questa mattina hanno concluso anche le parti civili: l’avvocato Concetta Pillitteri per la Provincia di Palermo e l’avvocato Francesco Crescimanno per i familiari di Giovanni Domé, custode degli uffici del costruttore Moncada in viale Lazio dove avvenne la strage. Le indagini sull’eccidio, più volte chiuse per mancanza di indizi, furono riaperte dopo il pentimento di Gaetano Grado che, confermando il racconto di un altro collaboratore di giustizia, Antonino Calderone, fece i nomi dei sicari. La sera del 10 dicembre 1969 i killer, travestiti da poliziotti, fecero irruzione negli uffici dell’impresa edile Moncada, uccidendo Cavataio, Francesco Tumminello, Salvatore Bevilacqua e Domé, custode degli uffici. Nella sparatoria perse la vita anche uno dei killer del commando, Calogero Bagarella, fratello del capomafia di Corleone Leoluca e cognato di Totò Riina. L’udienza è stata rinviata al 15 marzo.
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