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Balestrate |
Ma l'impresa incaricata si tira indietro A Balestrate, in provincia di Palermo, nessuno vuole abbattere la casa confiscata a un boss. L'impresa che si era aggiudicata l'appalto ha rinunciato improvvisamente per imprecisati motivi economici. Il sindaco l'ha subito messa in mora, chiedendo una penale. I giovani del Fronte antimafia di Balestrate: "La butteremo giù noi" L'edificio da abbattere era quello del boss Luigi Mutari ma, come era avvenuto anni addietro a Partinico per le stalle della famiglia Vitale, le ruspe non sono mai riuscite ad entrare in azione. Senza una ragione evidente. La ditta che, a Balestrate, aveva vinto l'appalto per la demolizione, per circa 2.500 euro, si è improvvisamente ritirata. Problemi economici, hanno detto genericamente all'ufficio tecnico del Comune. Ma intanto il sindaco l'ha messa in mora, chiedendo il pagamento di una penale. L'abbattimento di quell'edificio grezzo all'imboccatura della strada d'accesso al porto, a Balestrate, è ora diventato un punto d'onore per il movimento antimafia. "Raderlo al suolo è un gesto fortemente simbolico - dicono i giovani del Fronte antimafia - perché c'è chi ritiene sia altrettanto simbolico lasciarla eretta. Siamo pronti ad impugnare gli arnesi e a radere al suolo noi quella struttura". Ad aggiudicarsi l'appalto era stata a dicembre scorso la ditta di Angelo Bagnato. Adesso, dopo la rinuncia improvvisa, in Comune si sta scorrendo la graduatoria per assegnare l'appalto alla ditta che si è classificata seconda nella gara. La storia dell'immobile confiscato da demolire ha inizio nell'aprile dello scorso anno. A dare la notizie furono i siti internet Paesenotizie. it e Balestratesi. it, assieme a Telejato, che da quel momento condusse una strenua battaglia per un gesto importante nella lotta contro la mafia. A luglio, l'ufficio tecnico del Comune effettuò una perizia dichiarando lo stato di pericolo dell'edificio. Poi, a settembre arrivò il via libera dell'Agenzia dei beni confiscati e fu bandita la gara per la demolizione. Nel frattempo, però, sono iniziati i lavori per la realizzazione della strada di accesso al porto costretta ad una curva proprio dalla presenza di quell'immobile. Progettisti e tecnici della strada hanno però smentito che l'itinerario della strada sia stato curvato per garantire la presenza della casa del boss. L'ingegnere Ingrassia, ex responsabile dei lavori, ha spiegato che "la strada che si sta realizzando si va a congiungere con un'altra che costeggia il mare. E in quel punto non poteva arrivare perpendicolare, ma doveva compiere una curva". La demolizione della casa del boss, dunque, a Balestrate diventa ora un caso. Se il Comune non riuscirà a trovare una ditta disponibile, saranno i giovani del Fronte antimafia a salire su una ruspa.
(21 gennaio 2011)
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